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istigazione all’odio razziale: il Tribunale di Firenze condanna un conduttore radio

(ANSA) – FIRENZE, 7 GEN – Diffamazione e istigazione all’odio razziale: questi i reati per cui sono
stati condannati stamani a Firenze il proprietario e speaker dell’emittente Radio Studio 54, Guido Gheri,
e il suo ‘aiuto’ in studio, Salvatore Buono, per frasi pronunciate in alcune trasmissioni, ritenute tali da
istigare odio verso persone Rom e di essere diffamatorie verso il Comune di Firenze nonche’, per altre
circostanze, contro un ex collaboratore della radio. Il giudice Marco Bouchard ha inflitto 9 mesi di
condanna a Gheri, 6 mesi a Buono. Per la ‘spalla’ la pena e’ sospesa, per Gheri no, avendo gia’ avuto in
passato altre condanne per diffamazione. Tra 60 giorni le motivazioni.
Il processo affrontava episodi diversi, riuniti in un solo procedimento, su affermazioni fatte dai
microfoni di Radio Studio 54, storica emittente fiorentina di taglio popolare. Tra gli episodi,
diffamazione e istigazione all’odio razziale sono accuse relative ai commenti di Gheri e Buono sulla
gestione del maxi-parcheggio a pagamento dell’ospedale di Careggi, da dove alcuni ascoltatori avevano
segnalato incursioni di Rom e vandalismi. Nelle loro affermazioni, i condannati tirarono in causa anche
il Comune di Firenze dicendo che nella vicina Prato, con la giunta di centrodestra, tali problemi non si
verificano, anche perche’ nella citta’ laniera ci sarebbe ”gente che la mazzetta non la prende”. Una frase
che indusse il sindaco Matteo Renzi, ritenutosi offeso insieme al Comune di Firenze, a querelare Gheri e
Buono e a far costituire il Comune parte civile. La condanna odierna per diffamazione riguarda, inoltre,
anche frasi pronunciate a proposito di un ex collaboratore della radio, esperto in sicurezza sul lavoro.
L’avvocato Paolo Florio, difensore di Guido Gheri, ha parlato di ”sentenza sorprendente, date le miti
richieste della procura” che, per l’istigazione, proponeva al giudice una multa e non il carcere. ”Ora – ha
continuato il difensore – aspetto la motivazione del giudice. Ci riserviamo di fare ricorso in appello”.
(fonte ANSA).

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