In Gambia c’è un codice di condotta per i giornalisti con una sezione dedicata alla migrazione con 19 indicazioni su come occuparsi del tema nel rispetto della dignità delle persone. I punti in comune con la Carta di Roma sono molti. E sia noi sia i giornalisti gambiani siamo convinti che sia importante avere un documento che ricordi la strada da percorrere, ma che non basti. Bisogna formarsi, fare rete, condividere buone pratiche ed errori.
E’ proprio quello che abbiamo fatto la scorsa settimana con il seminario di formazione “Media and migration” a Banjul, in Gambia, nell’ambito del progetto INFORMA (INformation, FORmation et Migration en Afrique de l’Ouest) realizzato da Cospe Onlus insieme a GRDR – Migration-Citoyenneté-Développement (Migrazione-Cittadinanza-Sviluppo), SEEFAR, Open Arms, IFJ – International Federation of Journalists (Federazione Internazionale dei Giornalisti) e con il finanziamento dell’Unione Europea.
Ringraziamo tutte e tutti i partecipanti e i formatori coinvolti: il giornalista Sankulleh Gibril Janko, l’esperto in migrazioni Bubacarr Singhateh, e la fotoreporter Marie Ruwet.
Siamo partiti da una panoramica del contesto migratorio per poi approfondire e riflettere su come i mezzi di informazione coprono il tema migratorio. Al centro della seconda giornata sono state l’analisi e condivisione di buone e cattive pratiche del giornalismo e un focus tematico sul ruolo delle immagini nella narrazione delle migrazioni.
Sfide certe sono quelle di contrastare un racconto stereotipato o sensazionalista, combattere fake news e linguaggi discriminatori; avere dati certi, verificabili e aggiornati sulle varie dimensioni del fenomeno migratorio, per esempio quello sulle persone morte in mare o sulla rotta interna. E intenzione comune è quella di promuovere giornalismo che sia orientato alle soluzioni dei problemi nel rispetto della dignità delle persone e scrivere, raccontare storie vere, fatti che abbiano un impatto, creando maggiore consapevolezza nel pubblico, riuscendo così a attivare cambiamenti positivi per la comunità.
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