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Migrazioni: le storie dimenticate raccontate dai vincitori del premio Sganga

Sfruttamento, islam e omosessualità, denunce e rivendicazioni dei richiedenti asilo. Sono storie che trovano poco spazio sui mass media quelle premiate dalla giuria

Di Anna Meli

È l’immigrazione che non fa notizia quella che i ben 97 partecipanti al Premio Sabrina Sganga hanno voluto proporre e raccontare. Giunto alla sua quarta edizione il premio intitolato alla giornalista di Controradio, Radio Popolare Sabrina Sganga, è riuscito a interessare molti colleghi più o meno giovani e più o meno esperti.

Tra l’inevitabile interesse per i percorsi di viaggio, le connessioni con i paesi di origine e di transito quello che è stato proposto e presentato all’edizione dedicata alla migrazione  è soprattutto una fotografia delle tante storie di protagonismo diretto dei migranti per il loro inserimento sociale e lavorativo, per il recupero di spazi urbani o di montagna, per le battaglie di civiltà comuni che uniscono e vengono portate avanti da italiani autoctoni e immigrati insieme. E proprio ad alcune di queste battaglie comuni che sono dedicati i progetti vincitori della quarta edizione del premio.

Il primo progetto è un web reportage, proposto dalla giornalista Daniela Sala, dal titolo “I nuovi italiani contro lo sfruttamento” che vuole partire dalle storie di Osman e Mamdou, due migranti rispettivamente del Burkina Faso e del Mali, che non solo hanno deciso di denunciare i loro datori di lavoro per sfruttamento ma lavorano anche per sostenere altri lavoratori come loro, attraverso informazioni legali, diffusione delle informazioni sui propri diritti e assistenza qualora si decida di denunciare. Daniela Sala si propone di realizzare interviste e documentari nell’area Castel Volturno, tristemente nota per sfruttamento, caporalato e infiltrazioni mafiose dove molti migranti oggi lottano «per rendere questo paese migliore, per italiani e migranti, perché ci sono anche molti italiani sfruttati” e “perchè se non lo facciamo noi, chi lo farà al posto nostro?».

L’altro web reportage premiato dalla giuria del Premio Sabrina Sganga è quello proposto dalla giornalista italo-tunisina Leila Ben Salah, che sarà dedicato ad indagare il rapporto tra islam e omosessualità a partire da un’intervista all’imam di una moschea parigina che celebra nozze omosessuali. Il reportage proposto da Ben Salal però varcherà i confini italiani e cercherà di capire e restituire il dibattito pubblico sui diritti civili che si sta sviluppando parallelamente in alcuni paesi come la Tunisia.

La vincitrice della sezione prodotti già realizzati e pubblicati nel 2015 è stata invece Giulia Bondi, per il reportage radiofonico “La stanza degli ospiti” andato in onda su Radio Rai 3 nel format “Tre soldi”. Un viaggio radiofonico nell’Italia che accoglie i migranti che ha avuto il merito di restituire i problemi, le rivendicazioni e le denunce dei richiedenti asilo con dignità e protagonismo diretto.

Un “Mondo sotto casa” quello dell’edizione 2016 del Premio ricco di storie meritevoli di spazi mediatici sempre più difficili da conquistare, dove le notizie e i toni emergenziali soffocano qualsiasi altra prospettiva. L’Italia ormai meticcia però continua a produrre cambiamenti sociali, economici, culturali e il fenomeno migratorio, troppo a lungo considerato nuovo e omogeneo, si autoimpone con tutta la sua complessità e con tutte le sue molteplici sfaccettature.

Visitare nuove realtà sociali e documentarle con dei reportage. Questo è quello che faceva Sabrina e questa è l’eredità che ha lasciato e che vorremmo portassero avanti tutti i vincitori delle varie edizioni del premio a lei intitolato.

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