Oggi la raccolta firme per il Referendum abrogativo sulla cittadinanza ha raggiunto – e superato – l’obiettivo delle 500mila firme. La storia di Abla parla proprio di cittadinanza ed è stata raccolta da Francesca D’Amato, Francesca d’Amato, specialista di migrazioni, in questa intervista, realizzata per l’associazione Carta di Roma in collaborazione con l’8XMille della Tavola valdese.
Abla ha 28 anni e vive in Italia da quando ne ha 12. È arrivata in Italia nel 2008 per curarsi dalla leucemia: lì nell’ospedale dov’era andata per guarire incontra quella che sarebbe diventata la sua futura mamma. Nel 2011 si trasferisce a casa dei suoi nuovi genitori affidatari e comincia la sua nuova avventura. Oggi, si sta per laureare all’Università di Roma La Sapienza e da circa 1 anno sta cercando di ottenere la cittadinanza. “L’ho chiesta la prima volta 1 anno fa ma non so quanto tempo dovrò aspettare, perché il processo non è molto chiaro. Nessuno ti spiega l’iter burocratico che c’è dietro”.
La burocrazia è complessa, la quantità di documenti richiesti è vasta e spesso difficile da reperire. “A un certo punto ho perso le speranze e ho detto: non me ne frega più niente. Fornire i documenti richiesti è complicato: sembra quasi che ti stanno sbarrando tutte le porte e che vogliono metterti i bastoni fra le ruote”. Infatti per diventare cittadini italiani sono richiesti l’estratto di nascita e il casellario giudiziale. È necessario reperire i documenti nel paese di nascita, tradurli e legalizzarli in un’Ambasciata Italiana, che in Togo non esiste.
Abla ha dovuto cercare una traduttrice togolese in Italia, per poi scoprire che sarebbe dovuta nuovamente tornare in Togo, recarsi in un Consolato italiano e riprendere la pratica da lì. “Sembra quasi che lo facciano apposta per non fartela prendere. È frustrante dover dimostrare attraverso questi documenti di essere italiano”. La richiesta di cittadinanza richiede un significativo esborso sia in termini di soldi che di tempo e Abla ha speso più di 400 euro per tutti i documenti.
La mancanza di cittadinanza ha influenzato le sue scelte, precludendogli delle opportunità. “Per alcuni concorsi pubblici che volevo fare serviva la cittadinanza in uno dei paesi europei. Non potei partecipare: da lì ho capito che dovevo rimanere nella mia casella e che non dovevo sognare troppo”.
L’ottenimento della cittadinanza alla maggiore età condiziona non poco le scelte dei giovani. Lo Ius Scholae poteva rappresentare un segnale di cambiamento e invece è stato rigettato alla Camera. “Io qui ho fatto: medie, liceo e università. Penso che dovrebbe essere abbastanza facile ottenere la cittadinanza, con questa legge forse l’avrei potuta ottenere più velocemente. È una perdita per l’Italia, perché queste persone hanno fatto le scuole qui, hanno dei dottorati e possono servire al Paese. Hanno studiato ingegneria, anche se non hanno la carnagione italiana”.
Abla che vive in Italia da 16 anni non può partecipare alla vita politica del Paese. Mentre i discendenti di emigranti italiani che risiedono all’estero da sempre possono votare e decidere chi andrà al governo. “È una contraddizione: poi non venissero a parlarmi di integrazione. Ho vissuto più in Italia che nel mio Paese natio. In Togo sono una straniera, non conosco nemmeno più le tradizioni di quel paese ma anche in Italia mi sento una straniera. È come se fossi in un limbo e non sapessi più quale sia il Paese al quale appartengo”.
Secondo Abla moltissimi italiani sono aperti con gli stranieri ma poi c’è anche una fascia che coltiva dei pregiudizi. “Non penso che l’Italia sia un Paese inclusivo: ma penso che dipenda anche da come sono rappresentati gli stranieri nei media. Io non posso cambiare il colore della mia pelle e non ho intenzione di farlo. Io sono del Togo, anche noi del Sud parliamo male di quelli del Nord. Eppure credo che ognuno di noi dovrebbe imparare a conoscere la persona che ha davanti, senza pregiudizi”.
All’affermazione di taluni personaggi politici che hanno detto che per ottenere la Cittadinanza bisogna meritarsela, Abla risponde: “E loro cosa hanno fatto per meritarsi di essere cittadini italiani?”.
La storia di Abla è stata raccolta da Francesca D’Amato in questa intervista, realizzata per l’associazione Carta di Roma in collaborazione con l’8XMille della Tavola valdese.
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