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Parole e viaggi. La storia di chi emigra

La storia di emigrazione di Antonio: un viaggio che non finisce mai alla ricerca di un lavoro e una casa. Una valigia con il sogno della Svizzera e qualche parola di conforto

Da qualche giorno Antonio non risponde più al telefono. La prima volta che ci siamo incontrati è stato in un centro di ascolto a Payerne. Cercava un lavoro e una casa; da giorni dormiva per strada, nelle sale d’attesa delle stazioni ferroviarie o in qualche casa per i pellegrini.

«Mi va bene un lavoro qualsiasi – diceva mentre aveva in mano il primo (e forse unico) caffé del mattino –  . In Italia ho fatto un po’ di tutto ma da qualche anno ero sempre a casa. Mia moglie non lo sopportava e alla fine mi disse di emigrare. Ho più di 50 anni, e ho pensato che la Svizzera potesse essere una buona scelta. Ma sono mesi che non trovo niente. Vorrei tornare indietro ma non posso a mani vuote».

Il suo racconto fu conciso e simile a quello di molti altri emigrati italiani che continuano ad arrivare.

Quel giorno chiese aiuto a qualche volontario, non ottenne molto, solo qualche indirizzo e un caffé caldo.

Allora, presi il suo numero di cellulare, pensai che dargli (o darci) coraggio poteva essere utile.

Antonio è arrivato circa un anno fa  a Zurigo. Arrivava da Marsala, Trapani, poi aveva girato un po’: Losanna,  Estavayer-Le Lac, Payerne… Per poi ritornare a Zurigo.

«Sono ancora qui perché è l’unico posto che conosco un po’», mi disse una volta al telefono. Non parlava francese e neanche tedesco. La sua carta di presentazione erano le sue mani, grosse, ruvide e sincere che stringeva a tutti quelli che conosceva.

Una domenica mattina, giorno di mercato, ci eravamo incontrati per caso. Ero appena uscita da lavorare.

«Domenica! Come stai? Ho trovato alloggio in questo paesino, è un convento di suore ad ospitarmi». Ma era un sollievo passeggero. Dopo qualche giorno sarebbe ritornato per strada. Mi telefonò in due, tre occasioni. «Aiutami a trovare un lavoro. Voglio solo lavorare, come faccio?».

Non avevo risposte. Solo parole di conforto. Finché un mese fa circa mi scrive un messaggio: «Ho trovato lavoro in un hotel a Zurigo. E mi danno un posto per dormire. Buona notte».  Lo chiamai dopo qualche giorno ma le cose erano cambiate. «Rimango fino a questa settimana perché la proprietaria dice che c’è poco lavoro e io non posso più restare. Aiutami Domenica, cerco solo un lavoro».

Ho girato il suo contatto ad altre persone con più anni di residenza in questo paese. Forse Antonio ha trovato un nuovo rifugio. O forse è tornato a casa.

Doménica Canchano

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