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Human Rights Watch: diritti umani, la minaccia populista

Il rapporto di Human Rights Watch racconta la situazione dei diritti umani nel 2016 e mostra come l’obiettivo di ottenerne un pieno rispetto sia lontano dall’essere raggiunto, complici populismo e demagogia

L’ascesa del populismo rappresenta un pericolo per i diritti umani, poiché costituisce un attacco su scala globale ai valori sui quali sono fondati. A dirlo il World Report 2017 di Human Rights Watch, che fa il punto sulla situazione dei diritti umani in 90 paesi nel 2016, grazie alla diretta collaborazione con le realtà locali.

Populismo: un attacco globale ai valori dei diritti umani

Utilizzati spesso come pretesto dai leader politici per manipolare i diritti umani e giustificarne la mancata applicazione, populismo e demagogia rappresentano una minaccia per diritti umani. Questa una delle osservazioni del rapporto, all’interno del quale il direttore esecutivo di Human Rights Watch Executive, Kenneth Roth s’interroga sull’ascesa di quei leader che affermando di parlare per il popolo di fatto ne scavalcano i diritti: “non dovremmo mai sottostimare la tendenza demagogica di chi sacrifica il diritto degli altri oggi dicendo di tutelarci ma che quando vedrà il proprio potere in pericolo non esiterà a fare lo stesso con i nostri stessi diritti”.

È il caso di personaggi come Vladimir Putin in Russia, Tayyip Erdoğan in Turchia, Abdel Fattah al-Sisi in Egitto e Bashar al-Assad in Siria che si ritengono incoraggiati nelle loro politiche repressive proprio dal dilagare del populismo in Occidente.

Altro esempio demagogico è stata la campagna elettorale di Donald Trump. Evidenzia Roth: “Trump parla allo scontento degli americani, a chi è in difficoltà economiche additando come responsabile la società multiculturale. Stereotipa i migranti, denigra i rifugiati, attacca un giudice per le sue origini messicane, prende in giro una giornalista disabile” e molto altro. Afferma persino di voler reintrodurre torture come il waterboarding, tecnica che dà il senso di annegamento, giustificandolo come qualcosa che il popolo americano vuole. Il nuovo presidente del Stati Uniti, sostiene Roth, “si ritiene l’interprete privilegiato delle volontà del popolo americano, ignorando così le leggi e i trattati che proibiscono d’infliggere torture”.

I diritti umani non sono su ordinazione

Quest’assalto ai diritti umani, dice Roth, richiede come risposta “una vigorosa riaffermazione e difesa dei valori fondanti, attraverso i media, la società civile e gli sforzi governativi”. È altrettanto importante che le organizzazioni non governative, i partiti politici, i media, tradizionali e social, promuovano politiche e azioni fondate sul rispetto dei diritti umani come miglior antidoto alle menzogne demagogiche. Prova umana concreta sono, per Roth, anche i leader che hanno risposto diversamente alla demagogia dilagante, schierandosi a favore dei diritti umani, è il caso della cancelliera americana Angela Merkel, il primo ministro canadese Justin Trudeau e l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

“I diritti per loro natura non ammettono un approccio à la carte – conclude Roth  – Proteggere i diritti degli altri oggi ci garantisce che domani saranno tutelati anche i nostri”.

Per leggere il rapporto completo clicca qui

La foto in evidenza è la copertina del world report 2017 di Human Rights Watch.

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