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La Carta di Roma incontra i giornalisti veneti

Centoventi giornalisti veniti a confronto sulla Carta di Roma

Erano 120 i giornalisti presenti a Treviso questa mattina all’incontro per la formazione continua organizzata dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto sulla Carta di Roma. Molte di più sono state le richieste di partecipazione tanto che Gianluca Amadori, presidente dell’Ordine locale, sta valutando di organizzare un’altra sessione già durante l’anno in corso.

Giovanni Maria Bellu, nella relazione iniziale, ha colto l’occasione per fare un excursus storico,in particolare degli anni 90 ricordando i tentativi di appelli e raccomandazioni sui temi della migrazione che hanno preceduto la firma nel 2008 della Carta di Roma, da parte del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Le esperienze precedenti hanno fallito nei loro intenti anche perché, secondo Bellu, partivano da una prospettiva dichiaratamente schierata e chiedevano di aderire ad una filosofia di fondo più che a delle norme e dettami professionali.

La Carta di Roma invece si ispira e richiama un elemento fondante per il giornalismo che è il dovere di rispettare la verità sostanziale dei fatti, un principio contenuto già nella legge istitutiva dell’Ordine e richiamato successivamente nella Carta diritti e dei doveri del 1993.

È per questo che tutti i colleghi giornalisti,  qualunque sia il loro orientamento politico, possono rispettare la Carta di Roma.

Anna Meli, coordinatrice dell’Associazione Carta di Roma, ha illustrato invece i contenuti delle linee guida, realizzate nel 2012 per fornire indicazioni più pratiche e calate nel quotidiano del lavoro redazionale. Un testo organizzato per ambiti specifici quali cronaca, discorso politico e pubblico fino alle interviste a richiedenti asilo e rifugiati.

Ed è proprio la cronaca e l’opportunità o meno di citare la nazionalità dei migranti nella titolazione che ha alimentato lo scambio più attivo con i partecipanti ed ha fatto emergere la casistica e il vissuto professionale degli stessi. Un dibattito e un confronto che è proseguito con la lettura critica degli stralci di articoli della stampa locale da parte di Davide Carnemolla, del Centro Antidiscriminazione di Venezia, frutto di un monitoraggio di 8 mesi sulla stampa locale. Carnemolla ha chiuso l’intervento con un appello rivolto alle testate perché mettano al bando alcuni termini (come vù cumprà, clandestino ecc), evitino l’allarmismo e si impegnino a gestire e a rimuovere se necessario i commenti razzisti sul web.

Maurizio Corte, giornalista dell’Arena e docente all’Università di Verona,  ha concluso l’incontro ripercorrendo gli elementi critici dell’informazione sulla migrazione e l’asilo, sottolineando come alcune delle norme contenute nelle linee guida per l’applicazione della Carta di Roma, come quella di impegnarsi ad ascoltare anche i punti di vista dei migranti sui fatti e le notizie che li riguardano, siano garanzia di qualità e di completezza dell’informazione e non di concessioni “buoniste” di spazi e attenzioni.

Corte ha invitato inoltre i partecipanti a riflettere su quanto la nazionalità dei protagonisti delle news influenza la selezione delle notizie e ha riportato dei dati di una ricerca svolta nell’ambito del laboratorio universitario – Pros-Media – da lui coordinato, sugli articoli relativi agli incidenti stradali.  L’attenzione e la responsabilità mediatica ricade sugli autori degli incidenti nel caso siano compiuti da stranieri, sulle auto o la velocità nel caso degli italiani.

Non di politically correct o di buonismo si parla richiamando i giornalisti ad un linguaggio appropriato quando si parla di migrazione e asilo, ma di consapevolezza del significato connotativo delle parole. “Quando usare la nazionalità nei titoli? Io provo a sostituirla con “bergamasco”. Se fa ridere non la metto” ha affermato Giovanni Maria Bellu rispondendo alle numerose domande in merito.

Quello del Veneto è l’Ordine che per primo si è organizzato per offrire ai giornalisti incontri validi per maturare i crediti richiesti dalla formazione continua, resa obbligatoria con l’art. 7 del DPR 137/2012, che prevede l’aggiornamento per tutti gli iscritti ad un Ordine professionale come una delle condizioni per poter mantenere la propria iscrizione.

Una sfida sia organizzativa che culturale, ha affermato il Presidente Amadori, ma anche una straordinaria opportunità di scambio e confronto sulla deontologia e i codici più recenti come la Carta di Roma.

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