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Contro l'”etnicizzazione” delle notizie una campagna online

“Cronaca nera o cronaca razzista?”, recita provocatoriamente la petizione che vuole sensibilizzare media e opinione pubblica

«Pensateci: che differenza c’è tra “Uccide la moglie e si impicca. Il dramma familiare dopo una lite” e “Marocchino uccide la moglie italiana e si impicca. Il dramma familiare dopo una lite”? La risposta è semplice: nel primo caso si dà una semplice notizia di cronaca nera; nel secondo invece, si aggiungono allo stesso delle informazioni assolutamente irrilevanti per la sostanza della notizia, ma che legittimano indirettamente quell’errata associazione tra criminalità e immigrazione (smentita dai dati), sulla quale si basa la propaganda elettorale di una parte della scena politica italiana». A scriverlo è Gabriele D’Angelo, studente in Scienze politiche e blogger, autore di una petizione online contro l’etnicizzazione delle notizie.

Le linee guida della Carta di Roma forniscono indicazioni in tal senso: non si chiede di censurare informazioni, ma di selezionare, tra le varie caratteristiche proprie di una persona, solo quelle veramente pertinenti a capire cosa è successo. Un esempio: mentre sarebbe utile alla comprensione della vicenda scrivere «Cittadino albanese arrestato alla stazione: era ricercato dalla polizia di Tirana», la designazione attraverso la nazionalità sarebbe superflua in un generico caso di cronaca nera come «Albanese arrestato: non si era fermato a un posto di blocco».

Eppure quello di “etnicizzare” le notizie continua a essere un atteggiamento diffuso, così come non è raro imbattersi in storie che emergono, tra le tante simili, riuscendo a trovare spazio e risonanza solo perché i protagonisti non sono italiani. Giorno dopo giorno i media contribuiscono così alla formazione di una percezione distorta della realtà da parte dell’opinione pubblica, al rafforzamento di stereotipi e pregiudizi e alla conseguente crescita della xenofobia, facendo volontariamente o involontariamente il gioco di alcuni rappresentanti politici.

Dalla nostra parte continuiamo a dialogare coi giornalisti, a offrire dati, a monitorare la stampa e a promuovere il confronto e la formazione, strumenti indispensabili se si desidera raggiungere un cambiamento nel lungo periodo. Ma anche lettori e ascoltatori possono fare molto: pretendere un’informazione corretta, tanto per cominciare. Esercitare il proprio spirito critico. Far sentire la propria voce. E questa petizione ne è un esempio.

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