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International Migration Outlook 2022, il nuovo rapporto OCSE

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Migrazioni internazionali in ripresa e flusso di profughi in Europea senza precedenti. “Per Ucraini guardare sia a integrazione, sia a possibile ritorno”

Ripresa economica, aumento del fabbisogno di manodopera e riapertura dei canali di ingresso hanno fatto ripartire le migrazioni internazionali nel 2021 dopo lo stop legato alla pandemia. Nel 2022, con la guerra in Ucraina, a queste si è aggiunto in Europa un flusso di persone in fuga, soprattutto donne e bambini, di dimensioni mai viste dalla fine della Seconda guerra mondiale: a metà settembre erano 5 milioni i profughi dall’Ucraina registrati nei Paesi OCSE. Entrambi questi aspetti sono approfonditi dall’International Migration Outlook 2022 pubblicato dall’OCSE.

Sebbene il sostegno iniziale ai rifugiati ucraini sia stato essenziale, sottolinea l’OCSE presentando i dati del rapporto, in futuro i Paesi dovranno esplorare soluzioni “a doppia intenzione” che diano ai rifugiati un rapido accesso al sostegno all’integrazione e all’ulteriore sviluppo delle loro competenze senza ostacolare un eventuale ritorno in Ucraina quando la situazione lo consentirà. Investire nelle competenze linguistiche è fondamentale per facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro e nella società in generale. È inoltre importante garantire che le competenze esistenti degli ucraini siano meglio valutate e riconosciute, fornendo al contempo alloggi accessibili e duraturi.

L’organizzazione spiega sul suo sito che i flussi migratori permanenti permanenti verso i Paesi dell’OCSE sono rimbalzati del 22% nel 2021, dopo il calo record del 2020 dovuto alla crisi del COVID-19. I primi dati suggeriscono che l’aumento dei flussi migratori permanenti sta continuando nel 2022. I Paesi OCSE hanno ricevuto 4,8 milioni di nuovi immigrati permanenti nel 2021, ancora più di mezzo milione in meno rispetto al 2019. Gli Stati Uniti sono rimasti la principale destinazione nel 2021, con 834.000 persone, in aumento del 43% rispetto al 2020. Il Canada ha ricevuto un record di oltre 400.000 nuovi immigrati permanenti, più del doppio rispetto al 2020.

L’immigrazione familiare è aumentata del 40% nel 2021 ed è rimasta la principale categoria di afflusso, rappresentando più di quattro su dieci dei nuovi immigrati permanenti nell’OCSE. La migrazione per motivi di lavoro verso i Paesi OCSE ha registrato una ripresa del 45% nel 2021, raggiungendo i 750.000 lavoratori, il valore più alto in oltre un decennio. Questo risultato è stato in parte determinato da forti aumenti in Canada, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.

In un focus speciale sugli studenti internazionali, si legge invece che nel 2020, gli studenti internazionali iscritti all’OCSE erano 4,4 milioni, pari al 10% di tutti gli studenti universitari. Gli Stati Uniti sono stati la destinazione principale (22% di tutti gli studenti internazionali), seguiti dal Regno Unito (13%) e dall’Australia (10%).

Gli ex studenti internazionali sono un’importante fonte di immigrazione per motivi di lavoro. Gli studenti che hanno ottenuto un permesso di lavoro rappresentano circa la metà di tutti gli ingressi per lavoro in Francia e in Italia, e più di uno su tre in Giappone. Negli Stati Uniti, gli ex titolari di permessi di studio (F1) rappresentano il 57% dei beneficiari di permessi temporanei altamente qualificati (H1B). Gli studenti internazionali sono anche un’importante fonte di reddito in molti Paesi OCSE. Nell’insieme dell’OCSE, i ricavi delle esportazioni dirette in termini nominali degli studenti internazionali sono aumentati da oltre 50 miliardi di euro nel 2010 a oltre 110 miliardi di euro nel 2019.

Per leggere il rapporto International Migration Outlook 2022 in inglese clicca qui.

Immagine in evidenza di OCSE.

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