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Ministra Lorenzin, qual è la bambola buona e qual è quella cattiva?

Pubblichiamo la lettera aperta dell’avvocato Francesco Di Pietro (Asgi) alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin

Gentile Ministra Beatrice Lorenzin,

Negli anni ’40 due psicologi afroamericani condussero alcuni esperimenti per testare il grado di percezione dell’emarginazione e della discriminazione nei confronti delle persone di colore negli Stati Uniti, e per verificare gli effetti delle politiche separazioniste e di segregazione razziale.
Sedici bimbe nere furono messe di fronte a due bambole, identiche in tutto tranne che per il colore (una era bianca, l’altra nera), e fu chiesto loro quale preferissero. Undici bimbe qualificarono la bambola nera come brutta e cattiva. Nove bimbe qualificarono la bambola bianca come bella e buona.

Tale risultato dimostrò che la separazione e la segregazione razziale avevano generato nei deboli autodisistima, con conseguente desiderio di identificarsi nei più forti. Si era arrivati quasi ad ingenerare nelle persone nere un odio verso sé stesse; ed a creare un’interiorizzazione della loro inferiorità ed un desiderio di identificarsi nei bianchi, nei più forti.
Una cosa simile era riuscita solo ai nazisti, nei lager. Con l’organizzazione dei Sonderkommandos. Meglio noti come kapò: ebrei che odiavano altri ebrei. Il cui concepimento fu definito da Primo Levi «il delitto più demoniaco del Nazionalsocialismo».

L’esperimento con le sedici bimbe nere è noto come “doll test“. E fu poi assunto come argomento nella storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti nel “Brown Case” del 1954, che diede avvio all’integrazione scolastica ed al superamento della separazione.

Il doll test fu ripetuto di recente in Italia, in un altro contesto ed a distanza di tanti anni dal primo. Ma le risposte dei bambini sono state le stesse.

La bambola cattiva è, infatti, per loro quella nera. È sempre quella nera. Così come sono neri e ispanici i “cattivi compagni da abbandonare”, poiché fanno uso di droghe, nel discusso manifesto della campagna “stili di vita corretta” del Suo Ministero.
E così come erano neri i volti raffigurati nella copertina della rivista “La difesa della razza” del 1938; volti neri che una spada separava dal volto bianco ariano.
Copertina e rivista di un maledetto passato. O meglio di “un passato che non passa”, per dirla con lo storico Ernst Nolte. Quel manifesto del Suo dicastero ci ha infatti riportato a quel passato. Anche se per poco tempo.

Con quel manifesto, i bambini neri, asiatici o ispanici oggi continueranno a rispondere che la bambola cattiva è quella nera.

Cordialmente

Francesco Di Pietro
(avvocato, socio Asgi)

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