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Rifugiati lgbt: amare è causa di persecuzione in molti paesi del mondo

Pena di morte o detenzione: sono ancora molti gli stati che prevedono punizioni esemplari per omosessuali e transessuali, costringendo molti a fuggire

Non esprimersi e amare liberamente o essere perseguitati per averlo fatto. Questa l’alternativa che hanno omosessuali e transessuali in alcuni paesi del mondo. Molti, a dire il vero. La pena capitale è prevista in 13 paesi, distribuiti tra Asia e Africa, mentre sono decine gli stati in cui vi è la detenzione – in 14  l’ergastolo o il massimo della pena.

La mappa dell’International Lesbian, Gay , Bisexual, Trans and Intersex Association mostra la condizione globale della comunità lgbt nel 2016.

Sono 78 i paesi che criminalizzano omosessualità e transessualità. Per ingrandire cliccare sopra la mappa.

La diffusa criminalizzazione di omosessualità e transessualità spinge molti a fuggire, in cerca di   sicurezza e libertà nei paesi in cui la legge tutela i diritti della comunità lgbt. La protezione internazionale, tuttavia, non sempre è sufficiente a far vivere liberamente la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale. Se da una parte vi è la spesso complessa integrazione con i cittadini dello stato ospitante, dall’altro vi è la discriminazione all’interno della comunità di appartenenza. Il risultato è la solitudine.

In Italia da poco ha iniziato a emergere con forza questo delicato tema, che trova a volte impreparati gli operatori del settore dell’accoglienza. Oggi sono diversi i punti di ascolto per migranti e rifugiati lgbt e organizzazioni e istituzioni iniziano a dedicare più attenzione a questo trascurato argomento.

In Germania, tra centri d’accoglienza specifici e discriminazioni

Mentre l’Italia, con poche eccezioni che già da anni lavorano sul tema – come lo sportello Migra di Arcigay –  fa i primi passi in questo campo, all’estero vi è chi già ha aperto i primi centri di accoglienza per soli rifugiati lgbt. Accade in Germania: dopo l’apertura a febbraio di una struttura con 8 soli ospiti a Norimberga, a marzo è stato inaugurato un centro più grande (100-120) a Berlino. «Ci sono storie di violenza nei rifugi di Berlino» ha spiegato il responsabile del progetto Marcel de Groot, ricordando che questi luoghi sono spesso affollati e offrono poca privacy rendendo impossibile «vivere senza la paura di violenze o discriminazione». Tra agosto e dicembre 2015 la sola associazione lgbt di Berlino e Brandeburgo ha ricevuto 95 denunce di aggressioni contro migranti gay.

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