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Il ruolo della satira nell’era delle fake news

Perché «non facciamo bufale, facciamo ridere». La satira al tempo del web e la parodia giornalistica: il caso di Lercio

Il sito è stato premiato a settembre 2017 al Macchianera awards e riporta, con tono umoristico, l’attenzione sul sensazionalismo talvolta ricercato dai media. Tra i toni urlati e notizie più o meno “lerciose”, l’immigrazione rimane un tema molto seguito dal popolo del web.  L’intervista a Davide Rossi, uno degli autori del sito, che racconta il progetto a partire dalla sua nascita e cosa succede quando le notizie al centro dell’interesse della redazione trattano di immigrazione.

Alle origini di Lercio: com’è nato?

Nasce come Lercio nel 2012, l’idea di formare un gruppo che facesse satira era nata qualche anno prima su sollecitazione di Daniele Luttazzi che, nel 2008 aveva dato ad alcuni l’incarico di scrivere alcune battute giornaliere, in uno spazio chiamato “la palestra”. Nel 2011, conclusasi l’esperienza della palestra, io e altri colleghi abbiamo fondato un altro blog “acido lattico”, ancora oggi esistente. Da questo blog, è emerso un blogger sardo, che ha avuto l’idea di “Lercio”.

E qual è stata l’idea iniziale?

L’intento iniziale era quello di parodiare il giornalismo un po’ strillato, partendo dal sito online del quotidiano della free press “Leggo”. Quindi fare una parodia del giornalismo di quel tipo.

Lercio, oggi: quali sono gli obiettivi?

Noi non facciamo bufale, facciamo ridere. La bufala non nasce mai da un’idea comica, le nostre notizie sì.

Il rapporto tra realtà e finzione, ci sono notizie che si è scoperto essere vere?

No, fino da ora non ci è capitato di inventare notizie che abbiamo scoperto essere vere, però è capitato che alcune notizie satiriche che abbiamo inventato si sono verificate. Nel 2016 abbiamo scritto “Papa Francesco apre alle bestemmie”, un anno dopo nel 2017 esce la notizia che riporta una frase di Papa Francesco “a Dio piace se ci arrabbiamo con lui”.

Ci sono notizie “lerciose” che hanno più seguito di altre?

Alcuni titoli sugli animali, su vegetariani e vegani, sulla salute e i vaccini attirano molti commenti. Allo stesso modo accade per l’immigrazione. Tempo fa abbiamo dato la notizia “Kyenge choc: si prendano gatti e cani degli italiani per sfamare gli immigrati”. Da quel momento sono partiti commenti e insulti dagli utenti del web rivolti alla Kyenge, nonostante il contenuto evidentemente inventato e satirico della notizia, a testimonianza della violenza verbale che alcuni temi suscitano nel popolo del web. Lo stesso accadde poco tempo fa quando pubblicammo la notizia satirica dello chef stellato Cracco “Il segreto del mio agnello? Lo condisco da vivo”. Poco dopo Cracco fu subissato, sui social, di minacce e di insulti.

C’è qualche notizia che in questi anni vi siete sentiti di eliminare dal blog e da facebook?

Sì, una notizia che non abbiamo scelto di eliminare ma che ci è stato chiesto dal Dipartimento di Pari Opportunità. Pochi anni fa abbiamo pubblicato la notizia “Donna acquista tre fantasmini da un vù cumprà e contrae l’ebola”. È stata eliminata in ragione del potenziale allarme sociale che poteva produrre.

Nella satira, niente è tabù; qual è la politica rispetto al black humor?

Il punto è come si fa la satira e in quale contenitore si fa dell’umorismo nero e politicamente scorretto. La discriminante riguarda chi si prende di mira, non la vittima ma il carnefice.

Come avviene la selezione dei pezzi?

Siamo una gruppo composto da 30 persone che lavorano in remoto, poi c’è un gruppo più ristretto che valuta le proposte del giorno, una volta vagliati i pezzi, si procede alla pubblicazione delle notizie selezionate.

Si vive di questo lavoro?

No, o meglio se fossimo in un numero inferiore di persone, forse sarebbe possibile, ma un numero più ristretto non garantirebbe la stessa produzione di contenuti. Molti si noi svolgono la professione di autori per altri contenitori, io per esempio io ho collaborato come autore per alcuni programmi televisivi.

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