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Meno dibattito politico per un’informazione migliore sull’immigrazione

La politica distoglie lo sguardo dal tema e l’informazione ci guadagna in qualità

Sui temi dei profughi e dell’immigrazione si conferma che quando le polemiche della politica lasciano spazio al lavoro propriamente giornalistico, i risultati si vedono. In una settimana in cui lo scontro interno si è incentrato su altri temi (unioni civili), l’informazione tv ha prodotto buoni servizi in grado di inquadrare correttamente le condizioni soggettive degli sfollati, dei profughi e dei richiedenti asilo.

Praticamente tutte le testate – con l’eccezione di Tg4 e in parte di TgLa7 – hanno dedicato tempo e spazio ai diversi spaccati del problema. Lunedì Tg3 ha illuminato le tensioni e la disperazione nei campi improvvisati a Calais, mentre Tg1 ha approfondito il trauma che sta vivendo la società svedese di fronte al cambio di rotta sul tema dell’accoglienza. Sempre lunedì Tg5 ha dato spazio alla denuncia di Save the Children sui minori non accompagnati sbarcati sulle coste europee e scomparsi senza lasciar traccia. Martedì le testate Rai hanno seguito il viaggio di una famiglia siriana (Tg2), la situazione dei profughi in Svezia (ancora Tg1) e proposto con Tg3 uno stimolante confronto tra le difficoltà del soccorso e dell’accoglienza in 2 paesi ben diversamente posizionati nelle “classifiche” europee come Grecia e Germania, da cui emerge che non esistono ricette sempre efficaci e a costo zero. Tg5 si è occupato dell’ennesimo naufragio nell’Egeo. Mercoledì sono stati Studio Aperto e Tg3 a prestare attenzione a sbarchi e naufragi. Giovedì Tg1 ha analizzato le complesse (e spesso contraddittorie) politiche dei grandi donatori riuniti a Londra, che hanno “promesso” circa 10 miliardi di euro di aiuti statali ai profughi siriani.


È possibile, dunque, che l’informazione eserciti la propria funzione scevra da forzature e strettoie dettate da politiche di cortile e populismi vari. A guadagnarne è il diritto dei cittadini ad essere informati.
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