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A Borgaro Torinese il “rapitore di bambini slavo”. Le testate danno risalto alle origini, ma è tutto falso

«Torino, è uno slavo il rapitore di bambini, caccia alla Renault 19 sulla quale è fuggito».

Il titolo del Secolo d’Italia è chiaro: c’è un rapitore di bambini che si aggira nella provincia torinese ed è slavo. Così come accade nel titolo, l’incipit dell’articolo fa della presunta nazionalità del presunto autore del presunto tentato sequestro la notizia: «È uno slavo il malvivente che ieri, a Borgaro Torinese, ha tentato di sequestrare un bimbo di 3 anni e ora i Carabinieri lo stanno cercando attivamente» (per l’articolo cliccare qui: «Torino, è uno slavo il rapitore di bambini», Il Secolo d’Italia).

Anche sul Giornale si legge il titolo: «Tentano di rapire bambino alla fiera. Sorpresi, fuggono in auto: caccia a due slavi». Nel pezzo, tuttavia, nessun cenno alle presunte origini dei ricercati. Solo nelle ultime righe l’autore si limita a scrivere che le forze dell’ordine «a quanto pare, comunque, starebbero cercando un uomo di origine slava, forse un nomade» sulla base delle dichiarazioni del padre («Tentano di rapire un bambino alla fiera. Caccia a due slavi», Il Giornale).

È stato il racconto del padre, infatti, a fornire le uniche informazioni a disposizione dei Carabinieri e dei media. Durante una festa in piazza il bimbo di 3 anni era sfuggito alla vista dei genitori; oltre a lui un altro bambino era sparito, il quale, ritrovato, aveva affermato che il piccolo era «a braccetto con un signore». Il padre allora si era lanciato nelle ricerche e individuato tra la folla il figlio, tenuto per mano da un adulto, aveva recuperato il bambino e sferrato un pugno al presunto rapitore, il quale era fuggito.

Il padre aveva raccontato poi alle forze dell’ordine che lo aveva sentito parlare in “slavo” ed aveva ripetuto alle televisioni e ai giornali locali che il ricercato «era uno zingaro, sicuro».

La storia non è parsa chiara ai Carabinieri, i quali con l’aiuto delle riprese fatte dalle telecamere hanno scoperto che l’intero racconto del padre risultava inventato, poiché nessuno dei fatti era accaduto. Il bimbo era stato – per fortuna – solo perso di vista dai genitori. La storia del tentato sequestro era completamente falsa. Nessun rapitore di bambini a Borgaro.

Questo non ha evitato, comunque, la perquisizione del campo nomadi più vicino al comune torinese, nel quale le forze dell’ordine si erano recate in un primo momento, ovviamente senza trovare nulla.

Intanto, però, alcune testate indicando come colpevole un misterioso “slavo”, affermando l’esistenza di un “rapitore di bambini” o riportando le accuse del padre, tutto senza alcuna osservazione critica, avevano già creato il panico tra i residenti («Sul web c’era già chi voleva venire a bruciarci il campo», La Stampa-Torino).

Eppure come poteva, il padre, avere la certezza che si trattasse di una persona di origine “slava”? E cosa intendeva con “slavo”? Quesiti logici che una testata dovrebbe porsi in automatico, i quali, però, sono stati messi da parte in favore di una storia fondata su stereotipi e leggende metropolitane che catturano l’attenzione del pubblico.

 

 

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