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Da rifugiati a cittadini: un concorso per giornalisti della stampa locale

Da rifugiati a cittadini. Il concorso per raccontare le storie di integrazione

A cura di Anna Meli

L’80% degli italiani intervistati dichiarano di essere contrari a qualsiasi forma di discriminazione, ma i casi registrati dall’ Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali  risultano invece in aumento, “come d’altronde succede ad ogni picco di flussi migratori nel nostro paese”, afferma Marco De Giorgi, direttore dell’UNAR.

De Giorgi, insieme alla portavoce dell’UNHCR, Carlotta Sami, al sottosegretario all’Integrazione Domenico Manzione e molti altri esperti, hanno presentato oggi il Concorso per giornalisti della stampa locale “Da Rifugiati a Cittadini”, realizzato in collaborazione con ANCI.

Mai come in questo momento, in cui i numeri degli sbarchi, conquistano spazi crescenti nella cronaca giornalistica è necessario fornire elementi di comprensione reale sulla vita e sui percorsi delle persone che arrivano nel nostro paese.

Non solo numeri, ha affermato la portavoce delle Nazione Unite per i Rifugiati, ma storie, spesso eccezionali, che meritano di essere ascoltate e narrate.

Il concorso si rivolge in particolar modo ai giornalisti della stampa locale, perché sono proprio loro che hanno maggiori opportunità e occasioni di raccogliere le storie dei rifugiati, molti dei quali attualmente sono accolti in tutte le regioni italiane dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).

I vincitori del concorso vedranno pubblicata la loro storia sul sito di Repubblica.it che da tempo ha lanciato una sfida editoriale con lo spazio “Mondo Solidale”, luogo di visibilità anche delle buone notizie su immigrazione e integrazione, che tanta fatica fanno a trovare spazi all’interno delle varie testate.

Uno sforzo testimoniato da Carlo Ciavoni e Vladimiro Polchi, presenti al lancio del concorso oggi alla sala verde di Palazzo Chigi, e che hanno ribadito far parte di un impegno più ampio che va dall’ uso corretto delle parole al rispetto generale delle linee guida di Carta di Roma.

Che sia necessario fornire un quadro di informazioni più completo e meno ideologico quando si parla di immigrazione, è ormai noto. Polchi ha ricordato quanto – da indagini svolte su un campione rappresentativo di italiani – la conoscenza del fenomeno migratorio sia davvero scarsa e parziale, con una netta tendenza alla sovrastima numerica della presenza di immigrati e ad un errata composizione delle principali nazionalità presenti.

E’ ormai chiaro che l’informazione gioca un ruolo centrale nel favorire o meno i processi di inserimento degli immigrati, così come risulta centrale per la promuovere la conoscenza e la convivenza civile.

Ripartire dalle storie diventa allora un modo per ricostruire quel terreno comune di confronto tra vicini, residenti e cittadini di uno stesso territorio, spazio urbano o di provincia.

Non solo uso corretto delle parole allora, ma guardare al di là dei numeri per dare un volto e un nome, quando è possibile e non si rischiano ritorsioni nel paese di origine, alle storie dei rifugiati.

D’altronde è stato lo stesso Presidente di Carta di Roma a ricordare come l’obiettivo dell’associazione è quello di rendersi inutile. Questo avverrà anche quando saranno gli stessi immigrati a raccontarsi e a lavorare nelle redazioni.

Qui il bando da rifugiati a cittadini per partecipare al concorso

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