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Ecovillaggio rom a Giugliano. 21 luglio: “In Campania l’ennesimo ghetto”

L’associazione esprime preoccupazione per il nuovo “eco-villaggio” per soli rom nel comune campano
L’Associazione 21 luglio esprime forte preoccupazione per il progetto di costruzione di un “eco-villaggio” nel quale trasferire i circa 250 rom che attualmente vivono nell’insediamento formale di Masseria del Pozzo a Giugliano, in provincia di Napoli.
La misura, frutto di un’intesa tra il Comune di Giugliano, la Regione Campania e il ministero dell’Interno, avrebbe come conseguenza inevitabile quella di reiterare la segregazione spaziale su base etnica e le violazioni dei diritti umani di persone che già sono state oggetto di una politica discriminatoria che li ha confinati in un’area insalubre, adiacente a una discarica ad alto tasso di inquinamento ambientale per la comprovata presenza di rifiuti tossici e con condizioni abitative al di sotto degli standard.
Il trasferimento dei rom di Masseria del Pozzo nel nuovo cosiddetto “eco-villaggio” evidenzierebbe, ancora una volta, l’approccio meramente emergenziale e l’assenza di una pianificazione di medio e lungo termine, da parte delle autorità locali e nazionali, nell’affrontare la “questione abitativa dei rom”. Le stesse dinamiche si sono infatti registrate nel 2013, quando le autorità di Giugliano hanno collocato nell’insediamento formale di Masseria del Pozzo i rom sgomberati forzatamente da alcuni insediamenti informali limitrofi, escludendo peraltro dal processo decisionale i diretti interessati e spendendo una somma di circa 400 mila euro.
Se, da un lato, l’Associazione 21 luglio considera positivo il superamento del ghetto di Masseria del Pozzo, nell’ottica della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom approvata dal governo italiano nel 2012, dall’altro la soluzione di trasferire i rom nel nuovo “eco villaggio” porterebbe alla nascita dell’ennesimo “mega-campo” (dato che dalla documentazione si evince la possibilità che il nuovo insediamento potrà in futuro ospitare altri rom), segregante su base etnica, che esclude di fatto uomini, donne e bambini da ogni possibilità di inclusione sociale, come già dimostrato da numerose altre esperienze italiane.
Il progetto avrebbe peraltro costi economici elevatissimi: circa 1,3 milioni di euro che suddivisi per i 44 nuclei familiari coinvolti corrispondono a circa 30 mila euro a famiglia, ammontare che permetterebbe di attingere a un ampio ventaglio di soluzioni abitative rispetto a quella individuata e che permetterebbe di adottare una progettualità di medio-lungo termine, evitando così di mantenere la questione abitativa dei rom entro un binario parallelo rispetto a quello della popolazione generale.
Tra i punti oscuri del progetto, figura anche il carattere di temporaneità con il quale le autorità hanno definito l’intervento di collocamento dei rom nel nuovo “eco villaggio” . Trent’anni di “politica dei campi” in Italia, infatti – sottolinea l’Associazione 21 luglio – hanno ampiamente dimostrato come tali interventi, nati come temporanei, si siano poi tramutati in soluzioni abitative di fatto permanenti, con un contestuale deterioramento delle condizioni abitative.
È il caso, solo per citare un esempio, del “villaggio attrezzato” La Barbuta a Roma, nato come temporaneo nel 2012 e giudicato discriminatorio su base etnica dal Tribunale Civile di Roma nel maggio 2015, in seguito a un’azione legale promossa da Associazione 21 luglio e Asgi.
L’Associazione 21 luglio auspica dunque che Comune di Giugliano, Regione Campania e Ministero dell’Interno, consci dell’insostenibilità dal punto di vista economico e della tutela dei diritti umani del progetto dell’”eco-villaggio”, possano prontamente modificare la decisione assunta e riconvertire gli interventi previsti verso soluzioni che, partendo dall’ineludibile superamento dell’ insediamento di Masseria del Pozzo, promuovano una reale ed efficace inclusione della comunità rom di Giugliano.
Forti dubbi sul progetto sono stati del resto espressi dal Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato Luigi Manconi secondo il quale «così come concepito, l’eco-villaggio rischia fortemente di non rappresentare una soluzione ma di porsi nuovamente come un intervento temporaneo destinato a fallire».
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