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Accoglienza: le due facce dell’Italia

“Accogliamoli ma non a casa mia”. L’Italia a due facce su Repubblica

Viviamo tempi inquieti. Sul crinale tra ferocia e paura. D’altronde, la paura incendia i sentimenti e i risentimenti. Così assistiamo, senza nemmeno stupirci, ai blocchi, alle manifestazioni, agli assalti che accompagnano i trasferimenti dei profughi in campi, scuole e caserme vuote. A Roma o a Treviso, non importa. Iniziative organizzate da residenti. Fiancheggiati da “militanti della paura”, esterni alla comunità. Eppure l’Italia e, soprattutto, il Veneto sono da oltre un decennio terra di immigrazione. Dopo essere stati, per secoli, Paese di emigranti. Diretti oltre oceano, dove sono rimasti. A milioni.

Lo scrive Ilvo Diamanti oggi su Repubblica in «“Accogliamoli ma non a casa mia”. L’Italia a due facce con gli immigrati», ricordando che la preoccupazione suscitata dall’immigrazione, in tema di sicurezza, è aumentata: se a gennaio interessava il 33% della popolazione, a giugno la percentuale è salita al 42% (dati Demos, giugno 2015).  Le preoccupazioni degli italiani sulla presenza degli immigrati riguardano anche l’economia (il 34-35% considera gli stranieri una minaccia per l’occupazione) e l’impatto sulla cultura, l’identità e la religione (circa un terzo degli italiani esprime timore).

Tuttavia, riflette Diamanti, che l’immigrazione costituisca fonte di preoccupazione per i cittadini non è una novità. Vi sono stati persino momenti in cui il turbamento era maggiore: nel 2007, per esempio, il 50% degli italiani definiva l’immigrazione un pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico. Era tempo di campagna elettorale e il tema dell’immigrazione veniva strumentalizzato da svariati partiti e, scrive Diamanti, era amplificato dai media. «Oggi la storia si ripete – leggiamo nell’articolo – perché siamo in clima di campagna elettorale permanente. E perché le tensioni e i conflitti in Medio-Oriente, nel Nord Africa (e nell’Africa in generale) hanno moltiplicato gli sbarchi. Alimentando i flussi che attraversano l’Italia».

Paradossalmente l’Italia ha anche un’altra faccia, quella rappresentata dagli italiani che condannano il rifiuto di accogliere i richiedenti asilo delle autorità locali, così come la chiusura delle frontiere da parte di altri Paesi europei. Sono gli stessi che reagiscono negativamente quando i migranti vengono accolti vicino alle loro case. Un atteggiamento che, aggiunge Diamanti: «conferma la (nostra) sensibilità verso le ragioni – sociali e umanitarie – dell’immigrazione. La nostra attenzione verso i diritti degli immigrati e, ancor più, dei loro figli, ai quali gran parte degli italiani concederebbe volentieri la cittadinanza. Mentre risulta assai minore la disponibilità degli italiani ad accettarne i costi. Quando ci riguardano direttamente».

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