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Accordo di integrazione. Su la Gazzetta del Mezzogiorno si fa un primo bilancio degli effetti

Le normative sull’immigrazione, non solo non escono mai dalla logica dell’emergenza, ma sono state spesso il frutto di politiche basate più degli slogan che su un’analisi attenta dei problemi che si voleva affrontare e tanto meno degli effetti che si voleva produrre. La recente abolizione di una parte del reato di clandestinità reggeva sulla constatazione dei mancati effetti voluti, di dissuasione degli ingressi e di maggior efficacia nelle espulsioni.

Oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno, il collega Gianluigi De Vito fornisce informazioni utili e prime valutazioni sull’applicazione pratica dell’Accordo di Integrazione, ricordandocene le origini e cosa vuol dire renderlo operativo sui territori.

La lingua italiana e la trappola dell’integrazione A marzo gli effettí dell’«accordo»

La Gazzetta del Mezzogiorno, 04-02-2014
GIANLUIGI DE VITO
Stanno per cominciare i corsi di lingua e cultura italiana nelle sedi dei Ctp, i Centri territoriali permanenti per l’educazione in età adulta. Per capirci, si tratta delle scuole di riferimento che attivano percorsi formativi per i non italofoni. I corsi saranno attivati nell’istituto comprensivo «Morea-Tinelli» a Alberobello, nell’istituto comprensivo «San Giovanni Bosco-Melo» a Bari, e nell’istituto comprensivo «Nunzio Inganna-morte» a Gravina. (informazioni allo 080 4059370 e-mail: segrete-ria.fei@quasarformazione.eu)
I corsi, attivati, grazie ai fondi europei per l’integrazione, dalla Regione e dall’Associazione Quasar di Putignano, non sono una novità. Ma c’è un motivo in piú per sottolinearne l’importanza. L’italiano e l’educazione civica non sono piú un requisito richie- sto solo a chi vuole un permesso di soggiorno di lunga durata (cinque anni). Sono requisiti necessari per tutti coloro i quali intendano rinnovare il permesso di soggiorno per piú di anno. E questo è uno degli effetti dei pacchetto sicurezza che Fallora ministro Maroni ha voluto declinasse un accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato. Il regolamento dell’accordo di integrazione è fissato nel decreto del presidente della Repubblica n. 179 dei 14 settembre 2011, pubblicato in Gazzetta ufficiale I’ll novembre 2011 ed entrato in vigore il 10 marzo 2012. A marzo prossimo comincerà a produrre i suoi effetti. La stipula dell’accordo di integrazione, contestuale alla richiesta dei permesso di soggiorno superiore a un anno, avviene nello lo Sportello unico fra il migrante e il prefetto (o un suo delegato). Dura 2 anni è prorogabile di un anno e interessa chi entra in Italia per la prima volta e ha compiuto almeno 16 anni. Sono esonerati i migranti con patologie e disabilità gravi, le vittime di tratta e di violenza. Il comma tre dell’art.2 stabilisce: «All’atto della sottoscrizione dell’accordo sono assegnati alio straniero sedici crediti formativi corrispondenti al livello A1 di conoscenza della lingua italiana e parlata e al livello sufficiente di conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia». Il comma quattro: «Con l’accordo lo straniero si impegna a: a) acquisire un livello adeguato di conoscenza della lingua italiana parlata equivalente almeno al livello A2 di cui al Quadro comune di riferimento europeo (Qcre); b) acquisire una sufficiente conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica e dell’organizzazione e funzionamento delle istituzioni pubbliche in Italia; c) acquisire una conoscenza della vita civile in Italia, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, dei lavoro e agli obblighi fiscali; d) garantire l’adempimento dell’obbligo di istruzione da parte dei figli minori». E ancora. L’articolo tre: «Lo straniero partecipa gratuitamente alla sessione di formazione civica e di informazione sulla vita civile in Italia […] entro i tre mesi successivi a quello di stipula dell’accordo […] La mancata partecipazione alla sessione di formazione civica e di informazione dà luogo alla perdita di 15 dei 16 crediti assegnati all’atto della sottoscrizione!…]»
Tentiamo una sintesi. Chi entra in Italia e vuole un permesso di soggiorno per piú di un anno deve sottoscrivere un patto for-mativo per adempiere al quale ha due anni. Riceve subito 16 crediti ma deve centrare in due anni (piú uno) tutti e quattro gli obiettivi: a) raggiungere 30 crediti formativi (partendo da 16); b) documentare la conoscenza dell’italiano A2 parlato; c) attestare la conoscenza della cultura civica e vita civile; d) adempiere all’obbligo scolastico dei figli minori. Solo cosi il patto si riterrà estinto per adempimento. Se uno dei criteri non sarà soddisfatto scatterà la proroga di un anno; poi, l’espulsione. Che è immediata se non viene soddisfatta la quarta condizione (figli a scuola). In assenza di documentazione idonea, il migrante deve sottoporsi a test linguistico e culturale: test gratuito, a cura dello sportello unico, ma che potrà essere svolto solo presso i Ctp.
La norma è entrata in vigore nel 2011 e a marzo sono previste le prime verifiche dei requisiti. Facile dunque capire come i Ctp as- sumano un ruolo determinante. Non senza problemi, limiti e contraddizioni che allungano ombre inquietanti sull’integrazione lin-guistica. Il terzo settore, quello piú vicino ai migranti ha le mani legate. E questo apre autostrade al privato sociale abituato a speculare.

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