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Che fine ha fatto il pluralismo del servizio pubblico?

«Verificando le rilevazioni dell’ultimo mese monitorato, dal 17 gennaio al 13 febbraio, emerge un dato che appare decisamente sconvolgente: Salvini ha avuto da Raitre un spazio incomparabilmente più alto rispetto ad altri leader dell’opposizione e addirittura doppio rispetto al premier e segretario del Pd, Matteo Renzi. I tempi di parola (Tdg, tempo gestito direttamente), ovvero gli spazi tv in cui l’esponente politico parla direttamente ai telespettatori, dicono che nel periodo considerato Salvini ha avuto su Raitre 4.723 secondi di spazio. Per Renzi, che assomma la responsabilità di governo a quella di leader del partito di maggioranza relativa, lo spazio è stato circa la metà: 2.561 secondi. Se si considerano alcuni leader colleghi di Salvini all’opposizione, il divario con il segretario leghista è abissale: Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, ha avuto 667 secondi, mentre Nichi Vendola, leader di Sel, 1.221 secondi».

 

A scriverlo è Michele Anzaldi, che si interroga sulla tutela del pluralismo nel servizio pubblico. Cronache di Ordinario Razzismo rilancia le riflessioni del deputato in un articolo: «Che fine ha fatto il pluralismo del servizio pubblico?».

 

Di pluralismo informativo, sotto un diverso punto di vista, oggi parla anche Milena Gabanelli in un interessante post sul suo blog Reportime: «Rai, la lezione BBC che i partiti non capiscono».

 

 

 

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