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Contro il bavaglio in Turchia, per un’informazione libera e completa

Il 21 gennaio Fnsi, Usigrai e Articolo 21 in presidio davanti all’ambasciata turca

Lungo le rotte percorse dai rifugiati prima dell’arrivo in Europa, sono molti i paesi percorsi: aree di origine e di transito che hanno estrema rilevanza nella composizione della mappa dei flussi migratori.

Se l’opinione pubblica italiana ha le idee molto confuse su migranti e rifugiati è, in parte, a causa di una diffusa ignoranza su ciò accade in questi territori: la maggior parte dei media fornisce spesso poche e incomplete informazioni, giungendo a dimenticare completamente alcune aree del mondo. Le cause di questa tendenza, che ci porta a dedicare agli esteri meno tempo (di qualità) di quanto non facciano altri paesi europei, sono numerose e complesse: dalle limitate risorse economiche alla presenza poco marcata di legami e interessi in determinate aree.

Le informazioni che riceviamo sono spesso frutto degli sforzi e dei rischi a cui si espongono la stampa e le organizzazioni indipendenti: senza di loro la visione che avremmo di questi paesi già poco trattati – o trattati in modo superficiale – dai media nazionali sarebbe ancora più ristretta e appiattita di quella attuale.

Dal punto di vista dell’Associazione Carta di Roma appare chiara, dunque, la necessità di tutelare e promuovere la libertà di stampa, di difendere quelle voci indipendenti grazie alle quali il quadro informativo che otteniamo è più completo e variegato.

Il bavaglio in Turchia

Ci uniamo quindi a Fnsi, Usigrai e Articolo 21 nel dire no al bavaglio in Turchia, al 149simo  posto su 180 nella classifica mondiale della libertà di stampa, dove attualmente sono in arresto dal 26 novembre scorso Can Dundar ed Erdem Gul, rispettivamente direttore e caporedattore del quotidiano turco Cumhuriyet, per un’inchiesta sul traffico di armi verso la Siria che rivela il presunto coinvolgimento dell’intelligence nazionale e dove il 21 gennaio si terrà un’udienza del processo che vede imputata Ceyda Karan, giornalista della stessa testata, per aver ripubblicato le vignette di Charlie Hebdo*.

Episodi di repressione che rispecchiano le condizioni lavorative affrontate da giornalisti e corrispondenti in Turchia: secondo i partiti all’opposizione nel 2015 ben 156 giornalisti sono stati arrestati, oltre 770 licenziati e 484 citati in giudizio.

«Il nostro arresto è un chiaro messaggio alla stampa che dice: “Non scrivete”. È una spinta all’autocensura», hanno dichiarato Dundar e Gul in un fax inviato dal carcere alla Reuters poche ore fa.

Per questo domani, 21 gennaio, dalle ore 11 alle 13, in concomitanza col processo, Fnsi, Usigrai, Articolo 21, Reporter Senza Frontiere e Amnesty International Italia saranno in presidio di fronte all’ambasciata turca di Roma per manifestare contro i tentativi del governo di imporre il bavaglio alla stampa presente sul territorio nazionale.

 

*Per un approfondimento su quanto sta accadendo in Turchia consigliamo la lettura di alcuni articoli su Articolo 21.

Nella foto sopra giornalisti manifestano ad Ankara nel 2015 per il rilascio dei colleghi in carcere.

 

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