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Kellog’s: via la pubblicità da testata razzista, sessista e antisemita

La multinazionale ha accolto l’appello della campagna #SleepingGiants, che chiede alle aziende se sono consapevoli del fatto che le proprie pubblicità appaiano su un portale online noto per le sue pubblicazioni incendiarie

Lavoriamo costantemente coi nostri partner per assicurarci che le nostre pubblicità non appaiano in siti che non sono allineati ai valori dell’azienda. Abbiamo recentemente rivisto la lista dei siti sui quali i nostri messaggi promozionali possono essere collocati e abbiamo deciso di interrompere le pubblicazioni su Breitbart.com. Stiamo lavorando alla rimozione delle pubblicità da quel sito”. Con questo commento Kris Charles, portavoce della Kellogg’s, multinazionale famosa nel mondo per i cereali, ha spiegato a Bloomberg la scelta dell’azienda di metter fine al rapporto con la piattaforma online di informazione che dà voce alla cosiddetta alt-right, movimento statunitense di estrema destra.

La campagna che risveglia i giganti dormienti dell’industria

Breitbart News, portale accusato di promuovere idee razziste, sessiste e antisemite, è protagonista della campagna su Twitter #SleepingGiants, che si rivolge in modo diretto alle aziende chiedendo loro se sono consapevoli di far apparire le proprie pubblicità su tale testata.

“Sapevate che la vostra pubblicità è su Breitbart, il sito razzista, sessista e antisemita?” chiede #SleepingGiant nel tweet qui sopra. A rispondere alle sollecitazioni della campagna, anticipando Kellogg’s,  numerose altre aziende minori o meno conosciute in Europa, che hanno rimosso i messaggi promozionali dal portale nelle ultime settimane.

Il tempismo della campagna non è casuale. Nell’ultimo mese la visibilità di Breitbart.com è cresciuta significativamente: il suo precedente direttore Steve Bannon, ha abbandonato la posizione ad agosto dopo essere stato posto da Donald Trump a capo della sua campagna elettorale e, in seguito alla vittoria, è stato nominato Chief Strategist e Senior Counselor della prossima presidenza.

Tra gli articoli recenti pubblicati dal Breitbart che hanno suscitato maggiore scalpore: “I giovani musulmani in occidente sono una bomba a orologeria”, “Il controllo delle nascite rende le donne poco attraenti e folli”, “Preferireste che vostra figlia avesse il cancro o fosse femminista?”.

L’iniziativa statunitense non è isolata: in Europa su change.org e sui social network è attiva la campagna #StopFundingHate, che si rivolge alle aziende chiedendo loro di non supportare più attraverso pubblicità e investimenti quei news media che contribuiscono alla diffusione e promozione dei discorsi d’odio. Primo grande risultato è stata la decisione della Lego di porre fine al contratto che la legava con il tabloid britannico Daily Mail.

 

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