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Lettera aperta a Linkiesta: l’iniziativa di un gruppo di ricercatori contro le discriminazioni nei media

A cura di Simona Pagano e Giovanni Picker.

Tra i vari aspetti dell’esclusione degli “stranieri” nelle società cosiddette avanzate c’è il modo in cui la maggioranza dei media li descrive. Questo punto non è l’opinione di alcuni o di molti, ma la conclusione di un numero impressionante di ricerche sul tema che dimostrano come i media impongano i modi principali in cui gli stranieri vengono definiti quando se ne parla. Ora, da Citizen Kane in poi sappiamo tutti che il potere dei media non è secondario – dopo quello legislativo, esecutivo e giudiziario, i media sono appunto il ‘quarto potere’.

Il problema, però, è che quando si tratta di temi sui quali in pratica nessun altro produce discorsi, il potere dei media non è solo elevato, ma monopolizzante. Questo è il caso del discorso pubblico sui rom, e specialmente sui rom migranti, una minoranza di una minoranza che manca di una voce pubblica, in Italia e non solo.

Spesso nei media ci si imbatte in un immaginario negativo e stereotipato sui rom che, considerando l’impatto dei media, riproduce di volta in volta percezioni ostili verso i rom. Queste descrizioni ostili e violente fanno si che la comunità rom in italia, oltre a essere percepita più numerosa di quanto sia in realtà, è inoltre percepita in toto come “cultura” omogenea e “deviante” tout court. Chi si occupa di problematiche sociali dovrebbe essere al corrente che non esistono spiegazioni “facili” o “semplici” – invece, quando si tratta dei rom sembra che questa attenzione sia totalmente assente.

Pertanto, è fondamentale che i media scrivano dei rom e delle loro condizioni abitative in modo informato, rigoroso e attento a non riprodurre l’enorme varietà di pregiudizi e stigma che caratterizza questa minoranza ‘iconica’ che occupa –data la lunga storia di persecuzione e emarginazione – uno dei gradini piu’ bassi delle varie strutture di classe sociale in Europa.

Questa lettera è un’esamina di un singolo reportage pubblicato da Linkiesta lo scorso luglio. Al contempo è una lettera a tutti gli organi d’informazione italiani perché rivedano le proprie modalità investigative e narrative quando si tratta di rom. Solo per citare un recente esempio, il 14 ottobre il Corriere della Sera – il giornale con l’eco nazionale e internazionale maggiore – è riuscito a scrivere di “nomadi” “accanto al «cimitero» che ospita scheletri di auto smontate, cannibalizzate…” – nello stesso stile noir, che nella lettera aperta definiamo stigmatizzante, criminalizzante e in definitiva razzista. Ci sembra quindi che questa opera di radicale cambiamento delle forme di rappresentazione mediatiche debba partire dallo studio dell’esclusione dei rom e di altre minoranze, migranti e non, sedimentatasi in secoli – questa è una delle due proposte che facciamo alla fine della lettera.

Buona lettura.

Lettera aperta a Linkiesta: «Il degrado di un reportage».

 

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