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Migranti: i dati di Frontex pongono alcuni interrogativi

La prima uscita pubblica del neo direttore di Frontex, l’agenzia che si occupa del controllo delle frontiere europee, è stata ripresa da molti organi di stampa italiani ed europei. Non poteva essere altrimenti visto che Fabrice Leggeri, una lunga esperienza a capo della Divisione francese per la Lotta all’immigrazione irregolare in Francia, ha parlato di 1 milione di migranti pronti a partire dalla Libia.

 

In verità la cifra annunciata non sembra così precisa. Innanzitutto oscilla da 500mila al milione e poi pone più di un dubbio. Alcuni li solleva giustamente Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera sabato scorso, 7 marzo, chiedendo al neo direttore di fornire qualche prova  ulteriore delle sue citate “fonti interne” all’agenzia.  Proviamo allora a domandarci come su una popolazione stimata di 6 milioni di abitanti come quella della Libia ben 1 milione sosterebbe sulle coste in attesa di imbarcarsi. Una folla che si accalca sulle coste in attesa di imbarcazioni. «Dal punto di vista semplicemente operativo è anche difficile trovare in Libia imbarcazioni sufficienti per portare 500 mila persone», afferma infatti Flavio Di Giacomo, portavoce dell’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

 

Ma allora cosa spinge il capo dell’agenzia europea a inaugurare il suo corso con questa dichiarazione? Sia Sarcina che Il Manifesto ricordano come appena insediato il nuovo direttore si stia trovando a gestire le critiche sull’inutilità e la scarsa efficacia della missione Triton che dipende proprio da Frontex. L’agenzia, che ricordiamo ha sede a Varsavia, ha visto negli ultimi anni un continuo incremento dei fondi che costituisce poi per gli stati membri una base di cofinanziamento dei programmi nazionali destinati al controllo delle frontiere. Un’analisi del costo-efficacia di queste misure è stata realizzata dall’Associazione Lunaria nella  ricerca del 2013 «Costi disumani».

 

Escludendo quindi le motivazioni politiche che avevano portato negli anni vari esponenti, tra cui il ministro dell’Interno italiano Maroni, nel 2011, all’indomani dello scoppio delle primavere arabe, ad annunciare “esodi biblici” e “tsumani umani” sembra lecito chiedere della fondatezza dei dati previsionali annunciati dal direttore di Frontex.

 

La maggioranza delle testate però non si è lasciata sfuggire l’occasione per lanciare l’ennesimo allarme. Poco importa se la memoria storica ci insegna a dubitare e a chiedere – come ha fatto Sarcina – al direttore di Frontex di esibire le prove o di chiarire che si trattava di dati previsionali di medio periodo. Il titolo in prima era assicurato, l’aumento delle paure degli italiani pure. L’informazione e la comprensione dei fenomeni dei lettori sicuramente meno.

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