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Migrazioni e città: nessuna invasione urbana

Il World economic forum pubblica la relazione sul rapporto tra gli schemi migratori e le città  per capire la proiezione urbana. Intanto in Europa 1 cittadino su 5 vorrebbe migrare

Il rapporto “Migration and its impact on cities” è utile per accantonare una serie di luoghi comuni a cominciare da quello che vede l’Europa segnata da un’invasione che di fatto non c’è . Non solo, ma al contrario di quanto comunemente si è soliti pensare la ricerca dimostra anche che il desiderio di migrare riguarda direttamente i cittadini della “vecchia Europa”. Inoltre, si mette in luce un impatto sulle città che devono affrontare la sfida crescente delle migrazioni internazionali ma che non sono certamente caratterizzate dall’occupazione urbana da parte dei cittadini stranieri.

Il rapporto è utile anche per conoscere le storie di migrazione di 22 delle città maggiormente interessate al fenomeno in tutto il mondo,  dal Nord America (con Montreal, Ottawa, Calgary, New York e Boston), all’America Latina (con San Paulo e Medellin), dal Medio Oriente e Nord Africa,(con Dubai, Amman, Ramallah), all’Africa subsahariana (con Città del Capo e Dakar), e all’Asia (con Pune, Surat, Guangzhou e Davao City), senza tralasciare l’Europa (con Berlino, Atene, Parigi, Amsterdam e Rotterdam) e l’Oceania (Auckland). Un’analisi completa a livello globale, dunque, che si presta a parlare di sistemi di integrazione a lungo termine per i migranti e per la pianificazione di infrastrutture e servizi urbani efficienti in tempo di globalizzazione.

Anche gli europei vogliono migrare

Se almeno 3 su 10 adulti in 31 paesi e aree in tutto il mondo intendono spostarsi definitivamente in un altro paese, il rapporto rileva che anche l’Europa subisce la pulsione migratoria, infatti, a partire dal gennaio 2016, 19,3 milioni di persone vivevano in un altro Stato membro dell’UE rispetto a quello in cui sono nati. I livelli di disoccupazione in Italia sono il principale motivo per cui le persone desiderano spostarsi, motivazione considerata al pari della guerra civile siriana o dell’epidemia di ebola in Sierra Leone.

Un cittadino europeo su 5 vorrebbe, comunque, migrare dalla città in cui vive, sette punti in più rispetto alla media globale, poco meno degli abitanti del Nord Africa e del Medio Oriente devastati da miseria e carestie (22%). L’Europa è  un continente di persone che vogliono spostarsi, perché questo desiderio non appartiene unicamente agli abitanti dei Paesi in via di sviluppo.

Migranti e città europee: l’invasione che non c’è

A livello globale, la migrazione tende a fluire verso le città che hanno una grande popolazione. Il volume di movimento diminuisce quando aumenta la distanza tra il luogo di origine e il luogo di destinazione. Inoltre, la migrazione e l’urbanizzazione sono spesso processi interconnessi. I migranti tendono a rimanere nelle città una volta arrivati ​​nel paese di destinazione e diventano importanti motori della crescita economica e urbana. In Europa, i migranti si stanno stabilendo in piccole città, ad esempio nei comuni più piccoli delle province del Lazio e della Lombardia invece che nei grandi centri come Roma o Milano. La crisi dei rifugiati vede, tuttavia, le città  come primi punti di arrivo, i centri di transito e le destinazioni ultime, in una situazione ampiamente  riconosciuta da istituzioni e attori a livello nazionale ed europeo. Dal 2012, più di 3,5 milioni di persone hanno chiesto l’asilo in Europa,  2,5 milioni solo negli ultimi due anni. Città come Atene, Budapest, Genova, Malmö, Monaco di Baviera, Stoccolma e Vienna sono diventati centri di transito per i richiedenti asilo che cercano di raggiungere altri paesi. Nel 2015, oltre 500.000 persone transitano attraverso il porto del Pireo di Atene, spesso trascorrendo diversi giorni in città (Fonte EUROCITIES, 2016), Più di 73.000 migranti sono arrivati in Italia tra gennaio e giugno 2017, con un incremento del 14% rispetto allo stesso periodo del 2016 (BBC News, 2017). In merito alle città ospitanti per i richiedenti asilo è bene rilevare che, a differenza di altri contesti europei, sono  ben quattro i porti in Italia che hanno la caratteristica particolare di  hotspot: tre in Sicilia (Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani) e Lampedusa.

È possibile, inoltre, concludere che in Italia non ci sono città “invase” dai migranti che si spostano sui territori.  La città italiana con più migranti al suo interno è Milano, col 19% di popolazione che viene da fuori. Il resto è in linea con il trend mondiale: per i migranti che si spostano da una nazione all’altra, l’Italia è l’undicesimo Paese di destinazione dopo gli Stati Uniti, la Germania, il Canada, il Regno Unito, la Francia, l’Australia, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Russia e la Spagna. E in percentuale sul totale della popolazione hanno più migranti dell’Italia anche Paesi come l’Ucraina, la Svizzera, il Kazakhstan, la Giordania.

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