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“No a termini stigmatizzanti sui rom”. L’appello di Cospe

Cospe torna a rivolgersi ai media chiedendo loro di rispettare la Carta di Roma e lo fa intervenendo sul caso molto dibattuto della presenza di rom alla stazione di Firenze Santa Maria Novella.

A febbraio la prefettura cittadina aveva annunciato con un comunicato scritto l’intensificazione delle attività di sorveglianza della stazione per porre un freno al «ripetersi verso i viaggiatori di comportamenti molesti, talvolta anche arroganti, ma che non sconfinano in ambito penale, da parte di un gran numero di mendicanti, in particolare di etnia rom». Le misure disposte dalle autorità, unite al dibattito politico sull’argomento, hanno fatto sì che l’attenzione dei media verso Santa Maria Novella crescesse. Nelle ultime settimane, con la decisione presa dalle istituzioni locali di porre delle transenne removibili per rendere l’accesso alle banchine più controllato, il caso è tornato a essere particolarmente presente sulle pagine di quotidiani e periodici nazionali, locali e online.

L’uso di termini e toni dispregiativi, il ricorso continuo a stereotipi e generalizzazioni, hanno caratterizzato le notizie di cronaca sulla questione. Questo atteggiamento non è passato inosservato al Cospe, che ha deciso di rivolgersi ai media esortandoli a «una corretta ed equilibrata rappresentazione delle notizie che riguardano i rom» e condannando l’uso di un linguaggio stigmatizzante e allarmistico. L’associazione denuncia il ricorso a termini quali “bande” o “assalto” per definire i rom e le loro azioni, ricordando che queste parole possono avere, come effetto, quello di trasformare tutti i mendicanti in una minaccia agli occhi dell’opinione pubblica.

Come Carta di Roma ricordiamo ancora una volta che usare una terminologia corretta, evitare generalizzazioni e stereotipi, riportare fatti senza distorcere la realtà, non equivale a fare esercizio di buonismo o a negare l’esistenza di problemi riconosciuti – e dei quali è doveroso parlare. Osservare questi principi significa attenersi alla deontologia giornalistica, in due parole: essere professionali.

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