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Polizia di Stato: accoglienza migranti, nessun agente malato. Stampa ha equivocato positività ai test

Questa volta è la Polizia di Stato a replicare, con un’intervista a Roberto Santorsa, direttore centrale degli uffici sanitari del corpo dipendente dal Dipartimento della Pubblica sicurezza, alla campagna allarmistica portata avanti da numerose testate giornalistiche italiane che denunciano, in maniera esplicita, la presenza di agenti contagiati dalla tubercolosi a causa del lavoro di accoglienza svolto con i migranti.

Alla domanda «Risponde al vero che molti agenti si sono infettati con il bacillo della tubercolosi?», Santorsa spazza via ogni dubbio: «Assolutamente no. Come accade ogni qualvolta si facciano indagini di screening sulla popolazione per questo tipo di condizione, è emerso un certo numero di soggetti positivi al test, peraltro in percentuali minori rispetto a quelli abitualmente attesi. La positività del test non è indice di malattia, ma attesta solo un pregresso contatto con il microrganismo, che può essere avvenuto anche molti anni prima. Quindi bisogna dire con chiarezza, cosa sulla quale anche gli organi di stampa hanno equivocato, che la cutipositività al test non vuol dire malattia o contagio, ma rappresenta soltanto una condizione che va ulteriormente studiata, per definirne il significato. Tanto è vero che i poliziotti positivi al test risultano in servizio».

Il direttore della Sanità presso la Polizia di Stato spiega poi che in seguito all’esito positivo del test si procede con alcuni accertamenti, tra questi l’esame radiologico del torace che rileva eventuali lesioni e al quale tutti gli agenti sono risultati negativi, escludendo quindi la presenza dell’infezione tubercolare attiva. Anche in caso di radiografie negative, tuttavia, i medici possono decidere di prescrivere una terapia preventiva di antibiotici per limitare ancora di più le possibilità  già remote che la positività si trasformi in malattia. Anche questo non deve essere interpretato come un segnale d’allarme e proprio per evitare speculazioni su quest’ultimo aspetto Santorsa ribadisce che «casi di positività al test e diagnosi di infezioni tubercolari latenti verrebbero fuori anche se la campagna di screening venisse effettuata nella redazione di un giornale o negli studenti di una scuola».

I media sono nominati una seconda volta, nell’intervista, a proposito delle misure preventive stabilite per i poliziotti: «Si è previsto, a ragione dell’emergenza che si è creata, delle preoccupazioni espresse su alcuni organi di stampa, del conseguente venir meno della serenità di chi è chiamato a questo delicato compito, di introdurre controlli non solo in caso di documentato contatto con soggetto ammalato e contagioso, ma anche nei riguardi di chi si è trovato ad operare in condizioni particolari e critiche». Una campagna preventiva che scatta proprio nel caso dell’accoglienza dei migranti perché, come spiega la Polizia di Stato, queste operazioni a volte si svolgono in maniera concitata rendendo i dispositivi di protezione non sempre sufficienti a escludere del tutto il rischio di contatto con eventuali agenti patogeni. «Gli accertamenti fin qui eseguiti sul personale impiegato – chiarisce Roberto Santorsa – che continueranno nelle prossime settimane, ci hanno permesso di evidenziare solo tre casi di soggetti inizialmente negativi al test che si sono positivizzati dopo aver scortato migranti affetti da tubercolosi in fase attiva. Gli ulteriori accertamenti eseguiti hanno escluso la presenza di malattia in atto ma, comunque, come da protocollo, seguirà uno stretto monitoraggio clinico degli stessi».

La Polizia si pronuncia anche sul virus ebola, anch’esso al centro di una campagna mediatica allarmistica nelle ultime settimane, allineandosi con quanto già sostenuto dal ministero della Salute e dalla Marina Militare: «Per quanto riguarda l’emergenza migranti, è praticamente impossibile che la malattia venga importata in Italia in tal modo: il breve periodo di incubazione e la lunga durata della traversata non consentirebbero ai malati di giungere nel nostro Paese in fase infettante».

Ulteriori in formazioni sull’attività di accoglienza svolta dagli agenti disponibili su questa pagina della Polizia di Stato.

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