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Immigrazione in chiave Brexit

Nonostante la settimana sia stata aperta dalla Giornata mondiale del rifugiato, con le amministrative e il referendum nel Regno Unito il tema rifugiati è in secondo piano

Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg

In una settimana dominata dagli esiti dei ballottaggi per le amministrative e dalla Brexit, è difficile trovare nell’informazione mainstream riferimenti diretti alle tematiche dei profughi e alla rotta libica. Solo Tg2 venerdì “si ricorda” dei barconi dei disperati che anche in questi giorni hanno solcato il Canale di Sicilia, riportando il dato delle 2100 vite salvate nelle ultime ore.

Di immigrazione si è poi parlato mercoledì “in chiave giudiziaria”, per la nuova inchiesta sul Cara di Mineo che ripropone la stessa spessa coltre di malaffare sulla pelle dei profughi che si era scoperta con Mafia Capitale: titoli e servizi per i maggiori tg, con Mediaset che a ragione parla di “nuova vergogna” per il più grande centro di accoglienza in territorio europeo.

Ma, a guardar bene, la stessa Brexit, seguita e commentata con decine di servizi da tutte le testate, è stata intrisa molto spesso a torto da continui riferimenti al tema dell’immigrazione, alla presunta “invasione” denunciata dalle forze di destra e xenofobe in mezza Europa. Il paradosso è che la questione profughi è stata centrale nella campagna per il leave, malgrado la Gran Bretagna sia stata solo sfiorata dai flussi degli ultimi anni. L’immigrato è, nella sensibilità di chi ha votato per “lasciare” l’Unione, anche il cittadino comunitario che vive nelle città inglesi, su cui si scaricano le tensioni sociali e la voglia di “muri” che rappresentano la soluzione più istintiva e improduttiva ai tanti problemi aperti che il Vecchio Continente non sa affrontare.

Nell’immagine in alto il leader di Ukip, Nigel Farage, a pochi giorni dal referendum lancia la campagna “Breaking Point”, in favore dell’uscita dall’Unione europea, che punta sul tema dell’immigrazione.

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