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In tv spazio alle tensioni nella periferia romana, tra confusione e superficialità

L’attenzione dei mainstream media è concentrata sulla crisi di governo, ma trovano spazio gli episodi di cronaca che vedono protagonisti cittadini di origine straniera

Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg

Nella settimana del dopo-referendum e della crisi di governo, ancora una volta lo spazio alla questione profughi si riduce al lumicino: dati e servizi sui nuovi sbarchi e sulle ulteriori vittime del Mediterraneo solo sul Tg3 di mercoledì sera. Il tema è comunque accennato, in via indiretta, anche lunedì sera in relazione alla vittoria di stretta misura del candidato verde alle presidenziali austriache che scongiura l’ascesa ai vertici di un paese europeo di un esponente xenofobo e razzista. Lo spazio è comunque minimo, subissato lunedì sera dall’impatto del No sul quadro politico interno.

Nella serata di martedì molto “alta” nell’informazione mainstream la cronaca delle proteste nella periferia romana di San Basilio contro l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia marocchina (genitori e 3 minori). Sarebbe stato opportuno, per evitare confusioni, che qualcuno avesse segnalato che questa famiglia si era guadagnato l’accesso all’edilizia popolare perché perfettamente integrata nel nostro paese, e non sull’onda dell’arrivo di migliaia di profughi: nessuno lo ha fatto. I servizi segnalano il disagio esistente e almeno in parte smentiscono un lettura fondamentalmente razzista. Fa lo stesso anche Tg4 che però, ben oltre i toni della sua stessa copertura giornalistica, chissà perché titola apoditticamente con un “Non vogliamo i negri”.

Sempre da Tg4 segnaliamo venerdì sera la gran fretta di corredare le informazioni sulla ragazza cinese scippata e travolta da un treno sempre a Roma est, con il dato della “vicinanza” di un campo rom.

Intanto ad Aleppo il dramma continua. Se ne accorgono meritoriamente TgLa7 e Tg3 che seguono attentamente la questione di civili vittime delle opposte fazioni e che tentano di fuggire per salvare la vita,  con la prospettiva di ingrossare  le fila di profughi.

Alberto Baldazzi

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