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Fuga di medici e infermieri all’estero: “Troppe aggressioni, poca ricerca e stipendi non adeguati”

Sono circa 6000 i professionisti della sanità italiani, di cui 4000 medici e 2000 professionisti della sanità, che nell’arco del 2023 si sono rivolti all’Amsi e UMEM e Uniti per Unire.

I medici e infermieri italiani preferiscono andare a lavorare all’estero. È quanto emerge dagli ultimi dati forniti dall’Associazione medici di origine straniera in Italia (AMSI), dall’Unione Medica Euro Mediterranea (UMEM).

Gli ingenti investimenti sulla sanità da parte di alcuni paesi arabi hanno contribuito ad aumentare un fenomeno che negli ultimi mesi è diventato sempre più diffuso.

“In Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar investono circa il 10% del Pil in sanità ed hanno strutture sanitarie all’avanguardia con tanta innovazione e macchinari ultime generazioni – spiega Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia, dell’Unione medica euro mediterranea, membro registro esperti della Fnomceo e prof. a contratto all’Università Tor Vergata.

Di non poca rilevanza poi, i turni massacranti, le aggressioni. Medici e infermieri lamentano inoltre la mancata depenalizzazione dell’atto medico e la difficile valorizzazione della carriera. Sono troppo pochi gli investimenti nella ricerca e per modernizzare le strutture sanitarie. C’è molta poca innovazione e confronti scientifici veri.

Infine, la questione economica: In Emirati Arabi, Qatar e Arabia Saudita e negli Emirati Arabi un medico viene pagato in media 15mila euro mensili, un infermiere 3mila, con compensi che possono anche raddoppiare in base all’esperienza”.

Più dell’85% delle richieste provengono dalle strutture sanitarie pubbliche.

I dati regione per regione

Secondo le statistiche formulate da Amsi e Umem, la regione con più richieste di trasferimento all’estero è la Lombardia, con 630 casi nel 2023 (di cui 430 medici e 125 infermieri e professionisti della sanità). Seguono il Veneto con 600 e il Piemonte con 550. Non va meglio però per le altre regioni: nel Lazio se ne contano 515, in Campania 475, in Calabria e Emilia-Romagna 450, in Puglia e Sicilia 300, in Toscana 275, in Liguria 250, nelle Marche 225, in Sardegna 200, in Umbria 175, in Trentino-Alto Adige 150, in Abruzzo 105, in Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta 100, in Basilicata e Molise 75.

I medici di origine straniera in Italia

Mentre tanti professionisti italiani scappano all’estero, negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento di medici di origine straniera in Italia. “Questo grazie ad una stretta collaborazione con il Governo Conte II, che, con il decreto ‘Cura Italia’ ha disposto una deroga alle norme di riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie, per consentire l’esercizio sul territorio nazionale a chi ha conseguito una professione sanitaria all’estero – spiega Aodi –. Ne sono arrivati parecchi da Argentina, Venezuela, Cuba, Cile, Perù, Marocco, Tunisia, Giordania, Palestina e Algeria”. Alcuni di essi hanno deciso di rimanere in Italia. Siamo passati negli ultimi 4 anni da 77.500 professionisti della sanità di origine straniera in Italia a 100 mila professionisti della sanità stranieri, di cui il 40% lavora nel pubblico. Numeri raddoppiati rispetto a 3 anni fa. La maggioranza dei professionisti della sanità stranieri sono a Roma e nel Lazio con 8 mila unità.

“Ma questo non basta – fa notare Aodi –. Il continuo esodo dei medici Italiani ci preoccupa. Per questo abbiamo lanciato l’appello ‘Aiutarli a casa loro in Italia’, al quale stanno aderendo più di 130 tra associazioni e sindacati di professionisti della sanità, organizzazioni e associazioni di strutture sanitarie e cliniche private e poliambulatori”.

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