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È la paura di fatti e dinamiche “esterni” a rendere insicuri i cittadini europei

Italiani favorevoli a un ripristino dei controlli sulla circolazione delle persone. A incidere su tale orientamento una rappresentazione ansiogena dell’immigrazione

Le insicurezze “esterne” provate dai cittadini europei sostituiscono quelle interne. È questo il principale strappo rispetto al passato rilevato dal IX Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, realizzato da Demos & Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis. Cinque gli stati presi in considerazione: Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna.

Se nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo le preoccupazioni sono influenzate da quello che il rapporto definisce come “un mix di malessere economico e malessere politico”, gli stati nord-europei individuano le principali criticità nell’immigrazione e nel terrorismo. E sono proprio questi due temi – l’immigrazione e il terrorismo – le questioni “emergenti” del 2016. Temi che incidono fortemente, insieme alla crisi e al ruolo della moneta unica, sull’euro-scetticismo, il cui livello risulta essere più elevato in Italia: solo un italiano su tre dichiara di riporre fiducia nell’Unione.

In leggero aumento la diffidenza nei confronti degli stranieri. Italiani favorevoli alla sospensione degli accordi di Schengen

Rifugiati a Kos attendono di essere trasferiti ad Atene. Foto ©Unhcr/S.Baltagiannis

L’atteggiamento degli italiani nei confronti dell’immigrazione è stato, nel 2015, altalenante. Confrontando i dati del gennaio 2016 con quelli del gennaio 2015, l’inquietudine generata dall’immigrazione non appare cresciuta in modo significativo: tuttavia il numero di chi vede nei migranti una minaccia per la sicurezza è passato dal 33 al 35%, così come sono aumentati – dal 29% al 33% – coloro che considerano gli stranieri un pericolo per il patrimonio culturale e religioso.

Ad avere un atteggiamento di maggiore apertura verso gli stranieri e a considerarli in misura minore un pericolo – fino a non farlo affatto – sono, in generale, i giovani europei tra i 15 e i 34 anni.

In particolar modo i cittadini europei sono diffidenti verso chi ha origine araba: solo il 30% degli inglesi e degli italiani intervistati li vede con favore. Allo stesso modo sono problematiche le posizioni nei confronti dell’islam, con l’eccezione della Francia, dove i giudizi positivi superano – anche se di poco – quelli negativi.

Complici questi sentimenti, sono molti a mettere in dubbio gli accordi di Schengen e a ritenere che essi possano essere sospesi: in Italia, inoltre, la maggioranza assoluta degli intervistati (56%) è favorevole al ripristino dei controlli alle frontiere interne dell’Europa. Orientamento che scende al 40% in Francia, al 26% in Spagna e al 19% in Germania.

Anticipava Ilvo Diamanti il 7 marzo su Repubblica:

[…] Solo una quota minoritaria della popolazione, in tutti i Paesi “sondati”, infatti, continua a credere nel Trattato di Schengen. E si dice convinta a mantenere la libera circolazione delle persone fra gli Stati che vi aderiscono. Senza controlli. Il consenso all’Europa “senza frontiere” viene espresso, comprensibilmente, da una frazione di francesi, di poco inferiore al 10%. D’altronde, l’impatto dei sanguinosi attentati avvenuti nel 2015 ha alimentato il senso di insicurezza. E la domanda di controlli. Anche se la minaccia, spesso, viene “dall’interno”. Dall’Europa e dalla stessa Francia. […]

La rappresentazione mediatica

Parigi. Fiori per le vittime degli attentati del 13 novembre 2015

Le percezioni dei cittadini riflettono l’agenda dei telegiornali nei paesi presi in esame: il racconto delle insicurezze “interne” legate alla criminalità, al peggioramento delle condizioni di vita, alla corruzione politica è stato sostituito nei tg da quello delle insicurezze “esterne” relative al terrorismo jihadista, all’impatto dei fenomeni migratori, alla distruzione dell’ambiente. Tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016 il 54% della cosiddetta “agenda dell’insicurezza” è occupata da minacce su scala globale. I notiziari sembrano focalizzare, dunque, l’attenzione su fatti e dinamiche “esterni” che appaiono in grado di “rendere insicuri ‘a casa propria’“.

La presenza di notizie ansiogene è in linea con il passato: il 25% nelle tre settimane a cavallo tra il 2015 e il 2016, contro il 24% rilevato nello stesso periodo un anno prima.

Il fenomeno migratorio è uno dei temi dominanti del 2015: con 4004 notizie, circa il 10% dell’agenda. Eppure, come era stato già rilevato in “Notizie di confine“, alla crescita esponenziale di visibilità del fenomeno non ha corrisposto un aumento significativo della percezione di insicurezza nei confronti degli immigrati.

Mentre l’attenzione dei media si spostava dagli arrivi in Italia alla rotta che attraversa la Grecia, alla Serbia, alla Macedonia e alle nuove rotte per l’Europa, il dibattito alimentato sul tema alternava fasi di commozione, indignazione e riflessione. L’attenzione, sempre più concentrata sui rifugiati, si focalizza principalmente su tre aspetti: le differenti visioni nella gestione dell’accoglienza tra i paesi europei; gli episodi di cronaca nera che vedono coinvolti gli immigrati e le politiche per la gestione dei migranti nel territorio italiano.

I riflettori sono puntati anche sul terrorismo, seconda voce dell’insicurezza (21%) – prima nelle reti Rai (27%).

Ed ecco che si arriva all’Unione europea: nel 2015 ha ottenuto un record di visibilità con 3.597 notizie in un anno, il 30% in più rispetto al 2014. I temi più trattati sono, nell’ordine, l’economia, l’immigrazione e la politica estera. “I telegiornali danno conto dei vertici, delle posizioni politiche euro-scettiche, del fallimento di una politica estera europea comune, delle divisioni tra i paesi circa l’accoglienza dei migranti – si legge nel rapporto – Ma soprattutto molto spesso nei servizi si parla di “confini”, di “frontiere”, di critiche all’Unione Europea, di assenza di progetti ‘comuni’“.

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