Site icon Associazione Carta di Roma

Come raccontare l’immigrazione nei libri di scuola: il caso del sussidiario contestato

A seguito della segnalazione di un genitore è diventato virale il caso delle informazioni riportate sui migranti in un paragrafo di un testo delle scuole elementari

È aumentata la presenza di stranieri, provenienti soprattuto dai paesi asiatici e del Nord Africa. Molti vengono accolti in centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge. Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti.

Questo il contenuto del testo  in questione. Oltre all’uso lessicale, nella pagina del sussidiario, si fa riferimento a una contestualizzazione negativa del fenomeno “nelle nostre città gli immigrati vivono in condizioni precarie: non trovano un lavoro seppure umile e pesante”. I dati Istat, contenuti nel rapporto sulla popolazione però ci raccontano un’altra realtà: nel periodo 2008-2015 “il tasso di occupazione degli stranieri è calato molto di più che per gli italiani”, dal 67% del 2008 al 59% del 2015”, con una riduzione rispetto agli anni prima della crisi. Allora l’occupazione degli stranieri era di 9 volte superiore a quella degli italiani, nel 2015 è di 3 punti.

Per questo è importante, per tutti coloro che si occupano di divulgazione, perseguire il rispetto della verità sostanziale. È un “compito” che educatori, professionisti della comunicazione, giornalisti dovrebbero svolgere per contrastare forme di comunicazioni discriminanti e violente.

Si rende altrettanto interessante affiancare alle “cattive pratiche”, le cosiddette “buone pratiche”, ecco come un altro sussidiario (di un’altra casa editrice) rivolto anch’esso alla scuola primaria ha scelto di raccontare il fenomeno in un modo diverso:

Le tante culture degli italiani. Negli ultimi anni ci sono stati molti cambiamenti nella popolazione italiana. Uno dei più importanti è la presenza di tanti uomini, donne e bambini provenienti da ogni parte del mondo. Molte persone, infatti, si sono trasferite in Italia, cioè sono immigrate, da altri Paesi europei (come la Romania), dall’Africa, dall’Asia, dall’America del Sud. Come succede in molti Paesi del mondo, anche in Italia l’immigrazione ha cominciato a far nascere una società multietnica, cioè una società composta da etnie diverse.

L’Associazione Carta di Roma è nata allo scopo di attuare il codice deontologico della Carta di Roma e garantire una corretta informazione sull’immigrazione. I suoi principi dicono di chiamare le cose con il proprio nome e specificano che, quando si parla di rifugiati, bisogna evitare di rendere pubblica la loro identità se c’è il pericolo che ciò li esponga, o esponga i loro familiari, a ritorsioni e, infine, che, quando ha qualche dubbio, il giornalista fa bene a chiedere consiglio agli esperti. Regole di buon senso. Che vanno messe in relazione con la regola deontologica fondamentale, quella stabilita dall’articolo 7 della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti: rispettare la verità sostanziale dei fatti. È una Carta che si rivolge ai giornalisti, ma che, negli intenti, intende diffondere strumenti che possano essere adottati da tutti coloro che producono contenuti editoriali, soprattutto da quei soggetti che svolgono una funzione didattica e pedagogica. E i libri – oggi chiamati sussidiari – delle scuola primaria svolgono l’importante funzione di fornire i primi strumenti di conoscenza non solo delle nozioni, letterarie e scientifiche, ma anche dei fenomeni che caratterizzano le nostre società. E nel raccontare questi fenomeni è importante non alimentare e diffondere una visione stereotipata e discriminatoria nei confronti di coloro che, siano essi migranti, rifugiati o richiedenti asilo, vivono nel nostro paese, lavorano, frequentano le scuole e partecipano alla vita sociale. Carta di Roma si è impegnata per un corretto impiego dei termini, a tra questi non rientra “clandestino” che, oltre a rimandare a una valutazione negativa è anche tecnicamente inesatto rispetto a coloro che giungono nelle coste italiane e vengono temporaneamente inseriti nei centri di accoglienza.

Exit mobile version