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Quel video online sui migranti: le rivelazioni che rivelazioni non sono

Il video di un giovane youtuber che rivelerebbe la “verità sui migranti” spopola online e raggiunge la televisione. Ma di svelato” c’è ben poco, di confusione invece tanta

Online di informazioni errate e false notizie su flussi migratori e rifugiati ne girano fin troppe e noi, che per mandato monitoriamo le testate giornalistiche, di solito non ce ne occupiamo. Questa volta, però, facciamo un’eccezione: il video di un giovane youtuber che sostiene di rivelare la “verità sui migranti”, infatti, non si è limitato a fare il giro del web, ma è stato rilanciato persino dal programma di infotainment – che mescola, cioè, intrattenimento e informazione – Striscia la notizia, aumentando ancor di più il potenziale bacino di cittadini raggiunti.

I più noti siti di debunking, che si occupano di smontare bufale e di fare chiarezza sui casi di disinformazione, sono già intervenuti a precisare alcuni aspetti trattati nel video (qui uno degli articoli), ma crediamo sia necessario iniziare con l’approfondimento ulteriore di alcuni di essi.

 

Soccorsi al largo della Libia: nessuna segretezza

Il primo punto sul quale è necessario soffermarsi è quello relativo alla presunta volontà dei media di mascherare il fatto che numerosi soccorsi coordinati dalla Guardia costiera italiana nell’ambito dell’operazione militare internazionale Eunavfor Med (anche detta operazione Sophia) oppure condotte da organizzazioni non governative avvengano a largo della costa libica. Su cosa basa, l’autore del video, questa tesi? Sul fatto che talvolta le testate giornalistiche indichino in modo errato il Canale di Sicilia come area nel quale migranti e rifugiati sono stati salvati.

Peccato che per ogni esempio riportato nel video, ve ne sono molti di più in cui le informazioni sono riportate correttamente, attraverso un riferimento generico al Mediterraneo centrale o alle acque al largo della Libia. Un errore decisamente troppo diffuso sui media tradizionali – e che è importante puntualizzare – quello di citare a sproposito il Canale di Sicilia, ma che non nasconde certo alcun “complotto”.

Per farsi un’idea sulle principali tendenze rilevate in relazione alle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, infatti, è possibile consultare online – a costo zero – un rapporto pubblicato dalla Guardia costiera lo scorso dicembre, nel quale sono evidenziati i vari numeri degli interventi, così come le rotte principali percorse dalle imbarcazioni che trasportano migranti e rifugiati e le aree nelle quali più spesso si verificano i salvataggi. E le acque al largo della Libia sono, ovviamente, proprio tra queste. Un’informazione che è sempre stata di pubblico dominio, non certo una scoperta, come la si vuole far passare nel video.

Il caso di Nave Peluso e Aquarius

Un ulteriore test si può fare monitorando le comunicazioni relative alle operazioni di ricerca e soccorso diffuse dalla Guardia costiera e dalle ong. Utilizziamo, come esempio, il primo caso citato nel video, quello di un articolo del Corriere (23/02/2017) nel quale si dà notizia dello sbarco a Pozzallo col quale Nave Peluso della Guardia costiera ha tratto in salvo 337 persone e di quello che avverrà il giorno successivo a Trapani, nell’ambito del quale Sos Méditerranée con la nave Aquarius condurrà sulla terra ferma altri 394 migranti e rifugiati.

Ci dice, l’autore del video, di far caso alla data dell’articolo: 23 febbraio 2017. Data che userà per tracciare, attraverso un programma online, i movimenti di Nave Peluso e Aquarius: dov’era Nave Peluso il 23 febbraio? Si chiede nel video.

Una prima precisazione doverosa (dal momento che nel video si vuole far leva proprio su “fatti” e “dati”): le operazioni di soccorso che hanno portato a riunire a bordo dei natanti in questione le oltre 700 persone poi sbarcate a Pozzallo e a Trapani, si sono svolte il 22 febbraio e non il 23.

Il 22 stesso, la Guardia costiera diffonde il seguente comunicato:

Sono circa 730 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel Mediterraneo Centrale, in 7 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I migranti, che si trovavano a bordo di 2 barconi e 5 gommoni, sono stati soccorsi dalla Nave Peluso CP905 della Guardia Costiera e dalla nave Aquarius di Sos Mediterranee. Si fa riserva di inviare eventuali immagini delle operazioni.

Sos Méditerranée nel frattempo pubblica questo tweet:

E TvSat 2000, proprio in quei giorni a bordo dell’Aquarius con un inviato, manda in onda un servizio alle 18, nel quale racconta: “La prima richiesta di soccorso è arrivata questa mattina, alle 7. Un gommone a circa 15 miglia dalla costa libica […]”:

In nessun caso da Guardia Costiera e Aquarius viene nominato il Canale di Sicilia. Che le operazioni di salvataggio fossero avvenute a largo della Libia, inoltre, non era certo un segreto: per venirne a conoscenza, dunque, non era certo necessario acquistare la licenza di un programma ad hoc per 400 dollari al mese.

Una seconda e ulteriore precisazione: nel video vengono mostrati, con solo riferimento temporale al 23 febbraio, i movimenti della Nave Peluso e dell’Aquarius; ad alcuni nel guardarlo può essere apparso, in questo modo, che queste escano e rientrino nei porti di riferimento facendo tappa a largo della Libia per i soccorsi molto velocemente, favorendo, nell’immaginario, quella cinica idea di “take-away” proposta da Striscia. Tali spostamenti, come di norma, si sono sviluppati su più giorni e nel video sono, ovviamente, accelerati.

Il porto più vicino è in Tunisia, perché sbarcano in Italia?

L’autore del video cita poi, a sproposito, la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, per sostenere la tesi secondo la quale le persone soccorse dovrebbero essere condotte nel porto più vicino. Per quanto riguarda Eunavformed, infatti, non è possibile sconfinare nelle acque territoriali di un paese senza un previo accordo, come spiega la Guardia costiera a Carta di Roma: nel caso di un’operazione come Sophia, uno sconfinamento potrebbe formalmente essere letto come un atto di guerra. Per quanto riguarda, inoltre, la distanza oltre la quale non si possono spingere le imbarcazioni del dispositivo Eunavfor Med, questa corrisponde, appunto, al limite segnato dall’inizio delle acque territoriali libiche; limite che viene nella maggioranza dei casi superato dalle imbarcazioni che trasportano migranti e rifugiati prima di trovarsi in difficoltà.

Informazioni sommarie, confuse e nessuna scoperta

Per il momento ci fermiamo qui. Nonostante siano numerosi i punti del video che richiedano un approfondimento, non vogliamo contribuire alla creazione di ulteriore confusione, affrontando in un solo momento troppi e complessi aspetti.

Il video, di sicuro, non offre agli utenti alcuna rivelazione: informazioni confuse, sommarie e decontestualizzate, questo sì. E questo primo sguardo a “dati e fatti concreti” trattati nel video, dovrebbe far riflettore su come un contenuto accattivante e ben confezionato diffuso sul web non possa essere considerato in modo automatico attendibile, anche se a condividerlo sono migliaia di persone.

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