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Accoglienza. L’appello delle associazioni: “European Protection now!”

“European Protection Now!”. L’appello all’Europa e al governo italiano

«Negli ultimi quattro anni, i principali paesi d’origine degli arrivi via mare in Italia sono sempre stati paesi colpiti da gravi crisi umanitarie», afferma UNHCR. Anche i primi dati dei recenti arrivi sembrano confermare questa tendenza. Si moltiplicano nella rassegna stampa di questi giorni le cronache di un sistema di accoglienza ancora una volta impreparato, nonostante gli allarmi lanciati da mesi sulla ripresa degli sbarchi dalle agenzie internazionali e quelle europee.

La Coalizione Italiana per le Libertà Civili insieme ad altre associazioni hanno lanciato ieri un appello rivolto agli organismi europei e al governo italiano, che si unisce alla richiesta di UNHCR per il ripristino di più ampie operazioni di soccorso in mare e per la predisposizione di un sistema di accoglienza diffuso sul territorio.

Ancora oggi Fiorenza Sarzanini sul «Corriere della Sera» evidenzia i numeri dell’accoglienza nelle varie regioni e le resistenze di alcune di queste per un sistema di ripartizione più equilibrato. Le resistenze di alcune regioni si sta trasformando «in vero e proprio ostracismo», denuncia la collega. Le associazioni chiedono anche alla neo Commissione d’inchiesta parlamentare su Cie, Cara e centri per migranti (inclusi i Cas) di monitorare rigorosamente i sistemi di prima e seconda accoglienza.

Qui di seguito l’appello “European Protection Now!”.

Questo è un appello della società civile italiana. È una richiesta che vuole una risposta rapida perché quello che sta affrontando l’Italia è un momento delicato: come era facilmente prevedibile, gli sbarchi si stanno intensificando. Secondo l’UNHCR “Il numero di arrivi via mare nei primi tre mesi del 2015 è sostanzialmente uguale al dato del 2014 quando l’operazione Mare Nostrum era in pieno svolgimento”. Ad oggi, in poco più di tre mesi, si sono registrati 900 tra morti e dispersi in mare, un numero più di 30 volte superiore a quello del 2014. Questa è la prova che, come già denunciato in un precedente appello, la fine di Mare Nostrum non è servita a diminuire il numero di persone in arrivo ma, anzi, ad aumentare il numero delle morti in mare.

Nel giro di poche ore il nostro paese potrebbe trovarsi a fare i conti con un sistema d’accoglienza che, da tempo, le organizzazioni denunciano essere già al collasso. Le migliaia di persone in arrivo sono uomini, donne e bambini in fuga da conflitti e regimi oppressivi. È loro diritto ricevere, e nostro dovere garantire, protezione e accoglienza, anche in base ad accordi internazionali di cui l’Italia e l’Europa sono firmatarie. 

Per questi motivi chiediamo:

– agli Stati Membri dell’Unione europea, alla Commissione europea e al Parlamento europeo, di stabilire regolari operazioni europee di ricerca e soccorso in mare delle imbarcazioni in difficoltà (SAR), anche oltre il limite delle 30 miglia marine;

– al Governo italiano di predisporre un piano strutturale e di accoglienza “diffusa” che garantisca, entro luglio 2015, la trasposizione delle Direttive europee 2013/32 e 2013/33 – denominate Direttive “accoglienza” e “procedure” – al fine di superare definitivamente la logica emergenziale. In particolare, il Governo deve facilitare la dismissione dei maxi centri profughi (CARA) e di un sistema di accoglienza straordinaria formale e informale, scarsamente efficiente e incapace di garantire protezione, accoglienza, integrazione e talvolta caratterizzato da collusioni con la criminalità organizzata; 

– al Parlamento italiano e alla sua nuova Commissione d’inchiesta parlamentare su CIE, CARA e centri per migranti (inclusi i CAS) di monitorare rigorosamente i sistemi di prima e seconda accoglienza.

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