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L’appello di Asgi: firmate la petizione per fermare la tratta di esseri umani

A cura di Asgi

Dalle piantagioni di cotone alla prostituzione, dai matrimoni forzati alla vendita e allo sfruttamento dei bambini: 35 milioni e 800mila persone in tutto il mondo – 566mila in Europa – vivono in condizioni di schiavitù. È quanto emerso dal rapporto annuale del Global Slavery Index (GSI) presentato a Parigi.

E l’Italia? Nella classifica stilata dall’associazione che ha curato il rapporto il nostro è il paese dell’Europa occidentale con il più alto indice di vulnerabilità alla cosiddetta schiavitù moderna. Di fronte a questi dati è urgente che il Governo italiano attivi tutte le misure necessarie per rafforzare i servizi di tutela e prevenzione della tratta degli esseri umani.

Ad oggi centinaia di persone da tutta Italia hanno firmato la petizione, lanciata pochissimi giorni fa dalla Piattaforma Nazionale Antitratta di cui ASGI fa parte. Il silenzio rimane ancora l’unica risposta delle autorità italiane preposte che non hanno ancora attuato le misure previste dal decreto 4 marzo 2014 n. 24 per dare una speranza di riscatto per le troppe vittime della tratta di esseri umani.

Di seguito il testo della petizione “Non lasciamo sole le vittime della tratta degli esseri umani!”

Il Governo non lasci morire il sistema anti tratta nazionale.
 
“La tratta di esseri umani costituisce un gravissimo reato: la mercificazione della persona umana e la sopraffazione della sua dignità e dei suoi diritti fondamentali. Opporsi al fenomeno della tratta, per tale ragione, non può che orientarsi alla tutela dei diritti umani delle vittime, qualunque sia l’intenzione dei trafficanti”.
 
Queste sono le frasi pubblicate sul sito del dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, che, sino ad oggi, è stato il soggetto responsabile delle azioni a tutela delle vittime di tratta di esseri umani realizzate dai vari enti del pubblico e del privato sociale del territorio italiano.
 
Purtroppo il sistema italiano anti tratta, operativo dal 2000, coordinato e co-finanziato dal dipartimento per le Pari opportunità, sta morendo. Il Governo infatti, da tempo ha avviato una politica di disinvestimento, in termini di risorse finanziarie e umane, sui servizi attivati nel corso degli anni per proteggere e aiutare le vittime di tratta ad uscire dal buio della violenza e dei soprusi subiti.
 
Eppure è proprio grazie a questi servizi, realizzati dagli enti del pubblico e del privato sociale attivi sul territorio nazionale che, in questi anni, quasi 30.000 donne e uomini, condotti in Italia con l’inganno, la violenza o anche soltanto con l’approfittamento della loro vulnerabilità e coinvolti loro malgrado in situazioni di sfruttamento in ambito sessuale, lavorativo, nell’accattonaggio, sono riusciti a sottrarsi a tali situazioni, ricevendo protezione, assistenza e tutela e riuscendo finalmente a cambiare vita.
 
I risultati ottenuti fino ad oggi hanno un significato importantissimo tanto sotto il profilo dei diritti delle vittime quanto sotto quello delle ricadute sul piano del contrasto alla tratta di esseri umani: come evidenziato dalla Direzione nazionale antimafia ogni persona uscita dal traffico corrisponde alla sottrazione alle organizzazione criminali di una cifra pari a circa 40/50mila euro l’anno.
 
Una somma che, se moltiplicata per 30.000 vittime, ammonta a 1 miliardo e 350mila euro. Cifra importante, ancor più dove si pensi ad un ulteriore reimpiego di questa in ulteriori attività criminali, quale il commercio di droga.
 
Tutto questo a fronte di un sistema di interventi che ha un costo in proporzione assai contenuto se si considera che nell’ultima annualità il Governo ha stanziato 9 milioni di euro.
 
La mancata approvazione del Piano nazionale anti tratta, che doveva avvenire per disposizione di legge entro la fine di giugno scorso ed il mancato rispetto degli altri termini stabiliti dal disegno legislativo 24/14 per l’approvazione di provvedimenti che dovrebbero consentire lo sviluppo dei progetti di tutela delle vittime, oltre a palesare l’inadempimento del Governo di obblighi di carattere internazionale – così come rilevato dalla rappresentante speciale e coordinatrice per la lotta alla tratta di esseri umani OSCE nel report realizzato dopo la sua recente vista in Italia e dal Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa (GRETA) che monitora l’attuazione da parte degli Stati della Convenzione di Varsavia sulla lotta contro la tratta di esseri umani nel proprio report sull’Italia – evidenziano ancor più il completo disinteresse per un tema cruciale, attuale ed estremamente preoccupante.
 
In un momento storico in cui, per i contesti che caratterizzano i paesi di provenienza, aumenta il rischio per decine di donne e uomini di cadere vittime del traffico a scopo di sfruttamento, chiediamo al Governo di non far morire il sistema nazionale di tutela e protezione delle vittime della tratta e di adottare urgentemente i provvedimenti vincolanti previsti dal decreto 4 marzo 2014 n. 24 per dare una speranza di riscatto per le troppe vittime della tratta di esseri umani .
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