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Lo studente che “vendeva” bufale: “Inseguivo la viralità”

Blank notepad over laptop and coffee cup on office wooden table

L’Espresso intervista il giovane che pubblicava sul suo blog notizie false alimentando xenofobia

Ci eravamo occupati qui della vicenda dello studente che aveva creato un blog dove pubblicava notizie false, istigando all’odio razziale. Le sue motivazioni? Ottenere più click e, di conseguenza, guadagnare qualcosa.

Maurizio Fazio ha intervistato il giovane per L’Espresso. Proponiamo di seguito l’intervista (per l’articolo completo invece cliccare qui).

«Vi racconto come ho fatto soldi a palate spacciando bufale razziste sul web»

Di Maurizio Fazio

Come e perché hai aperto questo sito di “informazione”, Gianluca?

«È nato per dare realmente voce a fatti che sono trascurati dai giornali; ma purtroppo queste cose non sono seguite, ricevono pochissime visualizzazioni, nessuno le condivideva sui social e allora mi son chiesto: “Quali fatti potrebbero coinvolgere più gente?”. Osservando dal tg le gesta di un noto uomo politico, con i suoi famosi discorsi populistici contro i migranti, ho notato subito la notevole attenzione che catturavano le sue parole d’ordine. E allora mi è venuto in mente di creare un sito con discorsi e una retorica simile: se può farlo un Onorevole, perché non può farlo un ragazzo disoccupato?».

Parliamo della natura dei tuoi “articoli”. 

«Le mie notizie erano chiaramente inventate: solo chi non ha facoltà di discernimento poteva crederci. Dico questo senza voler offendere in nessun modo il mio pubblico, grazie a cui le notizie diventavano estremamente virali, e alla velocità della luce. Una volta resomi conto di quanto tirasse il tema “immigrazione”, ho proseguito su questo solco continuando a pubblicare notizie false e infondate. Fingendo che fossero vere, altrimenti chi le avrebbe più lette? Tu mi dirai: hai violato la legge. E perché, allora, i nostri politici continuano a dire e promettere cose non vere e assurde, senza pagare mai per le loro frottole?».

Che cos’è, per te, la verità?

«La verità, quella vera, non esiste, o meglio esisteranno sempre delle verità nascoste dietro a un racconto e soprattutto dietro a una notizia: perché le baggianate proliferano anche nel giornalismo vero, proprio per spingere il lettore a leggere gli articoli».

Qual è la differenza tra una notizia vera e una bufala?

«La notizia vera è sempre seguita da una fonte; la bufala si capisce dal modo stesso in cui viene scritta. Nei miei articoli ricreavo un linguaggio comprensibile a tutti, pur se grammaticalmente non corretto. Basta conoscere l’italiano per comprendere se una notizia è vera o fasulla».

Perché pubblicavi notizie infondate?

«Come gli uomini cercano la virilità, io inseguivo la viralità. Mi costruivo da solo i miei scoop. E provavo a guadagnarmi in questo modo qualche euro».

Com’era il tuo modus operandi “giornalistico”?

«Alcuni articoli li pescavo da altri siti, mentre altri li inventavo totalmente: sa, non ci vuole mica molta immaginazione, basta pensare a ciò che desidera l’italiano medio, e le idee affiorano da sole. L’italiano medio purtroppo (o per fortuna) non riesce a separare una notizia vera da una bufala, anche perché molte notizie false sono molto simili a quelle vere. Davo al lettore ciò che il lettore voleva».

Il tuo “articolo” più controverso ha questo titolo: “Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare”.

«In passato avevo condiviso sulle mie innumerevoli pagine Facebook la storia davvero accaduta di un immigrato che stuprò una bambina, e tra i commenti al post ci fu chi scrisse una roba del tipo “Eviratelo e fateglielo mangiare a forza” e “Buttategli l’acido addosso”. Questi commenti macinavano centinaia di like; e così ho deciso di farne il format del mio blog. Ho avuto quasi 6 milioni di visualizzazioni e 800 mila condivisioni…».

Quanto ti rendeva la tua attività?

«Il guadagno andava a periodi».

Ti consideri un razzista?

«Certamente no: io non sono un razzista, né tantomeno un divulgatore di odio razziale, ma un ragazzo normalissimo che cercava di fare qualche euro scrivendo».

E cosa pensi, allora, degli immigrati?

«Non provo nessun risentimento nei loro confronti, ma solo su coloro che speculano sulla loro pelle».

I tuoi articoli seminavano odio sociale?

«Non mi sembra che dopo aver letto i miei articoli i lettori siano scesi in piazza con un machete per colpire gli extracomunitari di passaggio. Altrimenti dovrebbero farlo anche dopo aver visto un tg».

Vuoi diventare un giornalista?

«No».

Secondo te, i social network sono uno strumento di conoscenza o di ignoranza?

«I social sono una miniera di diamanti per chi pubblica qualcosa, ma non per chi legge. Consiglio di utilizzarli per passatempo: non per informarsi».

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