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Migranti respinti a frustate al confine fra Stati Uniti e Messico

Su Riforma


Indignazione per le immagini che ritraggono le forze di frontiera statunitensi in atteggiamenti inqualificabili verso le persone, per lo più provenienti dalla martoriata Haiti. Intanto sono in corso rimpatri forzosi

Non sono immagini che arrivano da secoli oscuri o da qualche provincia in mano a estremisti di qualsivoglia religione. Sono guardie di frontiera degli Stati Uniti, che, cappello da cowboy in testa, a dorso di cavallo minacciano di frustate donne, uomini, bambini, al confine messicano. Sono pressoché tutti esuli haitiani, in fuga da ogni sorta di calamità naturale ed economica, da una delle nazioni più povere e martoriate della Terra.

Un video e delle fotografie che mostrano le guardie di frontiera che apparentemente minacciano i migranti con le redine e con delle fruste sono state condivise sui social media nei giorni scorsi scatenando un’indignazione diffusa.

«Non credo che chiunque abbia visto quel filmato possa pensare che sia accettabile o appropriato tale atteggiamento», ha detto ai giornalisti la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki intervenuta sulla vicenda.

«Non sono a conoscenza del contesto completo. Non riesco però a immaginare quale contesto lo renderebbe appropriato», ha aggiunto.

Il capo della pattuglia di frontiera degli Stati Uniti Raul Ortiz ha affermato che “l’incidente” è ora oggetto di indagini per assicurare che non vi sia stata una risposta «inaccettabile» da parte delle forze dell’ordine. Ortiz ha affermato che gli agenti stavano operando in un ambiente difficile, cercando di garantire la sicurezza dei migranti durante la ricerca di potenziali trafficanti.

Il segretario del Dipartimento per la sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, a sua volta figlio di immigrati cubani, ha affermato che le lunghe redini sono utilizzate da funzionari a cavallo per «assicurare il controllo del cavallo».

«Ma indagheremo sui fatti», ha aggiunto durante una conferenza stampa.

Il campo sotto un ponte che attraversa il Rio Grande è diventato l’ultimo punto critico per le autorità statunitensi che cercano di arginare il flusso di migranti in fuga dalla violenza delle bande, dalla povertà estrema e dai disastri naturali nei loro Paesi d’origine.

Il campo ospita temporaneamente più di 12.000 migranti, anche se il governatore del Texas Greg Abbott ha affermato che sabato il numero ha raggiunto quota 16.000. Molti hanno viaggiato per  migliaia di chilometri, sperando di chiedere asilo negli Stati Uniti.

Lunedì, quando le temperature sono salite fino a 40 gradi, i migranti hanno manifestato contro la  continua carenza di cibo e acqua nel campo.

Durante il giorno centinaia di migranti erano tornati dalla parte del Messico nel tentativo di recuperare cibo e acqua, comprese famiglie con bambini piccoli, sollevando zaini, valigie e effetti personali in sacchetti di plastica sopra le loro teste. Proprio per evitare il questo trasporto è intervenuta la polizia di frontiera.

«Questo trattamento è razzismo, a causa del colore della nostra pelle», ha detto Maxon Prudhomme, un migrante haitiano sulle rive del Rio Grande in Messico raggiunto dai giornalisti della agenzia Reuters.

Intanto i primi voli che deportano migranti dal campo di Del Rio sono arrivati ​​ad Haiti domenica, con almeno altri tre che partiranno in questi giorni, rimpatri forzati a tempo di record.

Lunedì 20, il segretario di Stato americano Antony Blinken in una telefonata ha parlato con il primo ministro haitiano Ariel Henry del rimpatrio dei migranti haitiani al confine meridionale degli Stati Uniti, ha reso noto il Dipartimento di Stato in una nota.

I due uomini «hanno discusso dei pericoli della migrazione irregolare, che mette le persone a grande rischio e spesso richiede ai migranti e alle loro famiglie di contrarre debiti paralizzanti».

Blinken ha dichiarato su Twitter di aver parlato anche con il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard «dei nostri sforzi per promuovere una migrazione sicura, ordinata e umana». Negli ultimi anni Washington ha esercitato pressioni crescenti sul Messico affinché bloccasse il flusso di migranti verso il confine.

La prospettiva delle deportazioni grava pesantemente sui residenti del campo, alcuni dei quali hanno viaggiato mesi per raggiungere il confine.

Mayorkas ha detto che si aspetta da uno a tre voli di rimpatrio giornalieri per Haiti, aggiungendo che un’ondata di 600 agenti di frontiera e altro personale sono stati schierati nell’area.

«Se entrate negli Stati Uniti illegalmente, verrete espulsi. Il vostro viaggio non avrà successo», ha detto in una conferenza stampa.

Mentre il presidente Joe Biden ha annullato molte delle politiche sull’immigrazione del suo predecessore Donald Trump all’inizio di quest’anno, ha lasciato in vigore un’ampia politica di espulsione in base alla quale la maggior parte dei migranti sorpresi ad attraversare il confine tra Stati Uniti e Messico vengono rapidamente respinti.

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