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Quinto: non uccidere

Ucraina, dove l’obbedienza non è una virtù. I tanti richiedenti asilo fuggiti alla leva obbligatoria per non essere costretti a uccidere

Di Francesco Di Pietro, avvocato, membro Asgi
Africa romana, anno 211 d.C.: nell’accampamento militare della III Legio Augusta viene distribuito un supplemento di paga. Per l’occasione, i soldati romani sono chiamati a presentarsi cinti di una corona d’alloro.
Uno di essi, dichiarandosi cristiano, quindi soldato più propriamente di Dio (“magis Dei miles“), più fermo degli altri, si presenta a capo scoperto e con la corona in mano. Quando il tribuno gli chiese il motivo di questo comportamento, rispose: “Sono cristiano”. Era un soldato che riponeva la sua gloria in Dio (“Militem gloriosium in Deo”) e riteneva il gesto di cingersi il capo come idolatrico, quindi lesivo del primato spirituale che spetta solo a Dio. Il soldato che, a differenza degli altri, riteneva che non si possano servire due padroni (Dio e l’imperatore), venne subito deferito ai prefetti e condotto in prigione, dove attese fiducioso il martirio.
Partendo da tale episodio, Tertulliano scrisse una critica alla vita militare ed alla guerra. Leggiamo un passo del suo “De corona” (XI, 1-2):
Ora, per cominciare proprio dai motivi per cui i soldati portano la corona, penso che si debba prima esaminare con accuratezza se fare il soldato sia, sotto ogni rispetto, confacente ai cristiani. […] Crediamo forse che sia lecito sovrapporre il giuramento fatto ad un uomo al giuramento fatto a Dio? Obbligarsi a un altro signore dopo essersi obbligati al Cristo? […] Sarà mai lecito fare della spada il proprio mestiere, quando il Signore dichiara che perirà di spada chi di spada si sarà servito?
Ucraina, regione del Donbass, oggi: il conflitto tra governo di Kiev ed indipendentisti filo russi ha provocato la morte di 9600 persone in tre anni. Situazione di vero disastro umanitario. Si combatte in mezzo ai villaggi, tra la popolazione civile inerme. Si utilizzano da ambo le parti belligeranti munizioni a grappolo (razzi cluster) che mietono vittime tra i civili, anche bambini. Sono stati bombardati villaggi (Uglegorsk e Nikishino) senza consentire un corridoio umanitario. A Donetsk gli abitanti sono stati trasformati in scudi umani.
Dal 2014 in Ucraina è stato reintrodotto il servizio militare obbligatorio, è stata ampliata la sfera dei riservisti e l’età massima per prestare il servizio nell’esercito è stata elevata a 55 anni. A causa della guerra nella regione del Donbass, ad oggi sono state già decretate dal governo ucraino sei ondate di mobilitazione, richiamando in servizio anche riservisti, soprattutto se con una specialità militare. La leva è stata prolungata fino a 18 mesi e molti soldati sono stati costretti a servire anche più a lungo del previsto. Nel 2014 l’Ucraina contava 130.000 persone nelle proprie forze armate e a seguito della reintroduzione della coscrizione, nel 2015 il numero dei militari è salito a 250.000. Si parla di un milione di riservisti.
Il rapporto Unhcr del settembre 2015 (“International Protection Considerations related to developments in Ukraine – update III”) riporta di resistenze dei cittadini alla coscrizione, motivate dal fatto di non voler partecipare ad un conflitto in cui vengono commessi crimini di guerra, da entrambe le parti belligeranti.
Tanti di questi renitenti e disertori hanno lasciato l’Ucraina alla volta dell’Italia, dove hanno presentato domanda di protezione internazionale. Sono giovani. Molti sono laureati. Con una vita davanti. Come il soldato della III Legio Augusta nell’accampamento romano dell’anno 211 d.C. hanno anteposto la propria coscienza al volere del governo.
Eccone alcuni.
Se io fossi rimasto in Ucraina è probabile che sarei stato mandato in guerra e avrei dovuto uccidere delle persone. Sarei stato un assassino. Anche io ho un figlio e non posso accettare di uccidere dei bambini. […] Non voglio andare ad uccidere la gente civile. La guerra coinvolge anche la gente civile e io non voglio uccidere la gente civile.
Ucraino, 30 anni, audizione in Commissione asilo del 22.6.2016
Sono ingegnere meccanico e non voglio combattere i miei fratelli e non voglio essere coinvolto in uccisione di civili e non voglio sporcarmi di sangue innocente.
Ucraino, 26 anni, udienza in tribunale del 23.11.2016
Non mi piace sparare ed uccidere, preferisco studiare.
Ucraino, 26 anni, audizione in Commissione asilo del 15.3.2016
Io dovrei uccidere delle persone e loro potrebbero uccidere me, non voglio uccidere i miei fratelli, questa guerra non è contro un altro paese, è all’interno del paese, è una guerra civile.
Ucraino, 36 anni, audizione in Commissione asilo del 26.1.2016
Non volevo andare in guerra e uccidere la gente civile inerme, per me è una cosa inaccettabile.
Ucraino, 23 anni, audizione in Commissione asilo del 23.6.2016
Come il soldato della III Legio Augusta, questi giovani ucraini hanno seguito la propria coscienza e disobbedito ad un governo che li avrebbe resi complici di crimini di guerra. Anche andando incontro al rischio di procedimenti penali per i reati di diserzione o renitenza (si registrano migliaia di processi e relative condanne).
In Ucraina, nel Donbass, come in tante altre parti del mondo, l’obbedienza non è una virtù. Ed il Paese del priore di Barbiana, l’Italia, ha l’obbligo di riconoscere l’asilo politico a questi coraggiosi disobbedienti.
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