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Stereotipi tra crisi economica e propaganda

Il pregiudizio legato al denaro “regalato” ai migranti trova un corrispettivo storico nella Germania nazista, quando i destinatari del “regalo” erano le persone con disabilità intellettiva. Analizziamo questi messaggi dal punto di vista linguistico e grafico

Di Piera F. Mastantuono

Usare il denaro e la retorica del diverso è una logica che trova degli spunti già nel periodo nazista. Associazione Carta di Roma ha intervistato a riguardo Gabriella Klein, docente di sociolinguistica presso l’Università degli studi di Perugia per la quale è coordinatrice scientifica del progetto RADAR, e Koffi Dossou grafico pubblicitario, specializzato in comunicazione visiva e politica, presidente dell’Associazione Key & Key Communications e partner del medesimo progetto cofinanziato dall’Unione Europea*.

Uno degli stereotipi più radicati, nella propaganda xenofoba italiana riguarda i 35 euro che verrebbero “regalati” ai migranti a discapito degli italiani indigenti. Facendo un lungo passo indietro nella storia troviamo la stessa logica di sottrazione nella Germania nazista, in questo caso i destinatari “privilegiati” del denaro sarebbero state le persone con disabilità intellettiva.

Paragonando queste due retoriche propagandistiche colpisce la formula comune del “ti tolgono i soldi per darli a loro” (parafrasando il messaggio). Nella Germania nazista erano i disabili, nell’Italia odierna sono gli stranieri. Quali sono le ragioni alla base di questa similitudine?

60000 marchi del Reich costa questo malato genetico alla comunità del popolo
 per tutta la vita. Compagno di popolo 
questo è anche il tuo denaro. Leggete 
Neues Volk (nuovo popolo). I quaderni mensili dell’ufficio di politica razziale del NSDAP (partito nazista)

Nel manifesto nazista l’opposizione è tu / “Erbkranke” (“malato ereditario”, “malato genetico” ma dall’immagine si evince che si tratti di disabile).
 Al “tu” corrisponde il “tuo denaro”, implica una persona che è produttiva
, all’Erbkranke corrisponde un “costo”, implica una persona che non è produttiva, quindi da eliminare secondo l’ideologia nazista.

Nei manifesti italiani l’opposizione è tra “disabili” (sottintesi come italiani) / “clandestini” (sottintesi come non – italiani), “mare nostrum” (associato all’immagine delle persone sulla barca sottintende migranti approdati in Italia) / “nostri disoccupati”, loro (implicito nel verbo “costano” al plurale associato all’immagine di persone con caratteristiche fisiche africane e comunque non europee) / “italiani”.

Il denominatore comune consiste nel presentare un target obiettivamente indifeso, e, in ultima analisi, da eliminare, come causa della crisi economica. Si crea paura, odio a fini elettorali per poi far risultare il partito come salvatore e risolutore. Una differenza, invece, sta nel presentare il disabile (al singolare) come debole, ma la categoria migranti (al plurale) come forte».

Rispetto all’importanza di immagini e parole nella comunicazione il tempo sembra non aver cambiato molto, quanto può essere pervasivo un messaggio veicolato in questo modo?

«Le parole creano opposizioni nette:
 nel manifesto nazista tra tu (sano) / l’altro (malato, non produttivo quindi inutile alla società, anzi di peso per la società sana)
 nei manifesti italiani tra noi (italiani, disabili, disoccupati) / loro (migranti, clandestini). 
Le opposizioni creano esclusione, odio, razzismo basati sulla paura dell’altro.
 L’altro viene creato ad hoc attraverso un processo di categorizzazione, è interessante in questo caso come la categoria dei disabili sia alternativamente inclusiva o esclusiva.

Le opposizioni tra inclusi ed esclusi sono supportate visivamente, ecco il caso dei manifesti italiani:

I tre manifesti propagandistici diffusi sui presunti, ed errati, costi degli stranieri

 

Differenza nelle immagini (a parte dell’uso del colore che è anche determinato dalla diversa epoca): nel caso nazista, i due attori in opposizione sono visualizzati;
 nel caso italiano, delle categorie in opposizione solo il capro espiatorio è visualizzato.

A guardare solo le immagini senza le parole, l’interpretazione potrebbe essere di vario genere:
 nessuna situazione presentata evoca in maniera univoca una situazione di migrazione.
 Ma nell’immaginario collettivo creato dai mass media la barca è associata ormai all’immigrazione; uomini in atteggiamento ozioso a migranti parassiti.
 In realtà, a guardare più attentamente, i giovani africani neri seduti all’aperto sono vestiti in tute sportive e potrebbero quindi non essere migranti, ma sportivi, come lascia ipotizzare l’asciugamano bianco intorno al collo di due di loro e le tute.

La forza convincente sta proprio nella combinazione tra parole e immagini. Le immagini possono essere di varie situazioni; sono le parole che disambiguano il messaggio».

La diversità come peso e con ripercussioni in termini monetari, quali ne sono le ragioni? Sono rintracciabili nei manifesti sin dal livello linguistico?

«Crisi economica strumentalizzata a fini elettorali
, al livello linguistico vengono esplicitate le ragioni: in tutti i manifesti sono indicate delle precise quantità di denaro; la differenza consiste che nel manifesto nazista viene semplicemente attribuito una cifra alla categoria incriminata;
 mentre nei manifesti italiani viene creato un ulteriore contrasto tra chi riceve tanto e chi “niente”, “nulla” oppure molto meno della categoria incriminata (12 euro in contrasto a “47 + vitto e alloggio”)».

Quale effetto ha, su chi la fruisce, una propaganda di questo tipo? Quali reazioni vuole suscitare?

«Effetto di una tale propaganda è che suscita paura, insicurezza, rabbia, discriminazione, razzismo, odio per creare consenso ideologico e quindi politico per l’esclusione di fasce deboli della popolazione che pesano sull’economia del paese in un momento di crisi economica. In questo modo si devia l’attenzione dalle vere cause della crisi economica, colpevolizzando le fasce deboli e vulnerabili presentandole come causa di tutti i mali (ricerca del capro espiatorio).

Ciò giustifica l’azione della discriminazione/esclusione. Tutto ciò è rappresentato nell’accostamento tra i due colori giallo e blu: il giallo invita all’azione; il blu – colore della riflessione, della consapevolezza – serve a giustificare l’azione. Tra le corde che vengono toccate possiamo vedere la celebrazione del nazionalismo (“italiani prima”), il bisogno di creare il nemico da abbattere (“clandestini”), la paura di perdere il proprio status socio-economico».

Nei manifesti odierni non si parla più di razza, come invece nel caso del nome della rivista mensile nazista, è meno usato il termine, ma è stato sostituito da altre forme linguistiche per giustificare un’ideologia di presunta superiorità/inferiorità?

«Un nuovo tipo di “razzializzazione” viene messa in atto nel riferimento allo status di “immigrato”, anche se il termine non viene usato in questi esempi, è ben presente nell’uso linguistico collettivo; su un solo manifesto viene usato il termine “clandestini”, dando per scontato che tutti i migranti siano clandestini e perciò criminali. In questo stesso manifesto il concetto di razzismo viene ribaltato nell’opposizione tra “disabili” – sottintesi come italiani – e “clandestini” – sottintesi come non-italiani, stranieri, migranti. In questo modo il “disabile” (italiano) viene suggerito come inferiore e lo straniero immigrato “clandestino” come superiore».

Quanto è importante, ieri e oggi, il parallelismo con il denaro?

«Più il momento è critico sul piano economico, più il denaro assume un valore importante nella manipolazione della popolazione. Il denominatore comune tra propaganda nazista e l’odierna propaganda razzista e xenofoba è senz’altro il seguente:
la diversità è un peso per il popolo in termini monetari. Il termine “razza” applicato agli esseri umani serve da molto tempo alla giustificazione di un’ideologia della superiorità/inferiorità».

Per approfondire l’analisi delle immagini stereotipate RADAR clicca qui

*RADAR = Regulating AntiDiscrimination and AntiRacism, fundamental rights and citizenship programme JUST/2013/FRAC/AG/6271.

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