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I costi umani delle politiche migratorie UE. Amnesty promuove Mare Nostrum

Amnesty: morti in mare potrebbero essere evitate, supportare Mare Nostrum

Almeno 23mila persone hanno perso la vita tentando di raggiungere l’Europa dal 2000 a oggi. Di queste negli ultimi tre anni circa 2.600 sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo (stima dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Perdite che, afferma Amnesty International, potrebbero essere evitate; l’organizzazione internazionale denuncia con  il rapporto “I costi umani della Fortezza Europa. Violazioni dei diritti umani contro migranti e rifugiati alle frontiere europee” l’atteggiamento dell’Unione europea e di alcuni stati membri alle attività di ricerca e soccorso dei richiedenti asilo.

Fortezza Europa

L’Unione europea, ricorda Amnesty International, ha offerto supporto ad alcuni paesi, come Bulgaria e Grecia, per rafforzare i controlli di frontiera. Ingenti somme di denaro sono state utilizzate per la creazione di complessi sistemi di controllo. Non c’è da stupirsi: sul totale dei fondi destinati alla gestione dei flussi migratori (2007-2013) il 46% è stato impiegato per il controllo dei confini, mentre solo il 21% per l’integrazione, il 17% per i rifugiati, il 16% per i rimpatri. Spinti dallo stesso scopo, quello di porre un freno agli arrivi, alcuni stati membri hanno adottato individualmente misure drastiche per limitare gli ingressi. Il risultato è che i migranti talvolta sono espulsi in maniera irregolare, maltrattati, trattenuti in stato di detenzione e, come è accaduto in Bulgaria, Grecia e Spagna, respinti senza aver avuto accesso alla richiesta di protezione internazionale.

La responsabilità della costruzione di questa “fortezza impenetrabile” europea, secondo Amnesty, è da attribuire in parte anche i media: la tesi secondo la quale sia ingiusto che l’Europa debba rispondere da sola a questa emergenza e le campagne che denunciano una presenza massiccia di migranti economici tra quelli arrivati irregolarmente – entrambe sostenute da molte testate giornalistiche europee – giustificano agli occhi dell’opinione pubblica l’irrigidimento delle politiche d’immigrazione.

Eppure, sottolinea il rapporto, i miti da sfatare sono molti, a partire dalla quantità di richiedenti asilo accolti. A differenza di quanto l’opinione pubblica europea lamenta, per esempio, alla fine del 2013 erano Pakistan, Iran, Libano, Giordania, Turchia, Kenia, Chad, Etiopia, Cina e Stati Uniti i paesi con il maggior numero di rifugiati. Di 2 milioni e 800mila persone fuggite dalla Siria a partire dallo scoppio del conflitto, solo 96mila hanno raggiunto l’Europa fino ad aprile.

Mare Nostrum non può bastare

Non è stata sufficiente neppure la tragedia di Lampedusa a far cambiare atteggiamento agli stati membri: la task force europea creata in risposta agli incidenti di ottobre 2013 con l’obiettivo di prevenire nuove morti non ha dato luogo ad azioni concrete. Unica eccezione l’Italia con l’operazione Mare Nostrum, che ha salvato decine di migliaia di profughi dal 18 ottobre a oggi. Novecentoventi persone impiegate nell’operazione da 9 milioni di euro al mese che ha consentito di soccorrere, secondo l’ultima stima della Marina, diffusa a inizio luglio, circa 70mila vite. Da sola, però, Mare Nostrum non può bastare. «Gli sforzi dell’Italia dimostrano che è possibile garantire più sicurezza con il rafforzamento delle attività di ricerca e salvataggio», si legge nel rapporto. Tuttavia – come conclude il rapporto di Amnesty – per rafforzarle fino a evitare il maggior numero possibile di incidenti tutti gli stati membri devono contribuire. Lo sforzo deve essere collettivo. E l’Unione deve rivedere le normative in materia di immigrazione: la politica europea non può e non deve avere costi umani.

Qui il rapporto completo in inglese: EUR 050012014_ Fortress Europe_complete_web

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