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Bugie d’estate

Redazioni sotto organico e penuria di notizie. Le caratteristiche che accompagnano i mesi estivi sono terreno fertile per le bufale

Nei mesi estivi – estivi per questa metà del globo – si ha l’impressione che il mondo vada a rilento. Con le redazioni – a partire dalle agenzie – ancor più sotto organico del solito, le notizie che riescono ad arrivare sugli schermi di tv e computer e sulle pagine dei giornali scarseggiano. Così, oltre ai soliti articoli/servizi riempitivi, trovano più spazio anche le bufale, notizie non verificate.

Sembra essere questo il caso della “svista” che ieri ha visto protagoniste numerose testate, italiane e non. Questa la notizia: una ragazza lasciata annegare, a Dubai, dal padre che avrebbe impedito ai bagnini di intervenire, affinché non la disonorassero. A diffonderla per prima era stato un quotidiano locale, Emirates 24/7. Da lì la storia è rimbalzata, da un’agenzia all’altra, da una redazione all’altra. Ha raggiunto l’Agence France Press e da lì il Mail, il Telegraph e SkyNews ed è arrivata presto anche in Italia, dove è stata riportata da Corriere della Sera, Mattino, Messaggero, Il Giornale, Fanpage, La Stampa, RaiNews24, Tgcom24 e Studio Aperto (queste sono solo le testate a noi pervenute).

A smentire la vicenda per primo è il britannico Guardian: «apparentemente la storia risale a un intervista in cui ai bagnini è stato chiesto di raccontare le cose più strane accadute loro. Ma, come qualcuno che si è preso la scocciatura di verificare da dove questa provenisse, ha detto al Guardian: “Hanno menzionato questo caso dell’uomo asiatico che ha impedito il salvataggio di sua figlia, ma, è qui sta il trucco, l’episodio risale al 1996“». Quasi venti anni fa, una notizia che di nuovo ha ben poco. Se poi il Guardian avesse ragione anche sulla fonte (la sola testimonianza del bagnino) non sarebbe poi neppure verificata.

Alcune testate hanno cancellato la notizia, altre l’hanno aggiornata. Come ha fatto il Corriere della Sera, che ha corretto la notizia e informato i lettori con un messaggio: «L’episodio di cui riferisce il quotidiano locale di Dubai, ripreso dalle agenzie e da alcune testate internazionali, risale in realtà al 1996. Non sarebbe comunque avvenuto di recente e non ci sono riscontri, se non il racconto dell’ufficiale di polizia. Il titolo di questo articolo è stato modificato rispetto alla versione originaria per dare conto di questo errore. Ci scusiamo con i nostri lettori per aver riportato una notizia non verificata».

Uno dei titoli ancora online a molte ore dalla smentita

I giornali online che riportano la notizia come se fosse attuale e verificata, tuttavia, sono ancora numerosi. Altrettanto numerosi sono i commenti agli articoli, che contengono nella maggior parte dei casi affermazioni xenofobe o discriminatorie. «Questo è l’islam… Per chi ancora non l’avesse capito», scrive un lettore del Mattino; «Peccato averceli anche a casa nostra soggetti così!» e «Questa è la non cultura che stiamo importando a piene mani. Cara Boldrini, altro che risorsa del futuro! Qui torniamo al Medio Evo», troviamo sul sito di Tgcom24; «La cosa preoccupante è che questa gentaglia con il cervello devastato da religioni criminali e inumane stanno penetrando nel nostro paese […]. Chi non sa che il padre “asiatico” è mussulmano alzi la mano», dice un utente del Giornale.

A Lamezia una notizia falsa scatena le reazioni dei cittadini

Nel caso precedente la smentita sembra essere destinata a non avere la stessa portata ed efficacia, nel permeare la mente di chi legge, rispetto alla prima versione della notizia. In quello che stiamo per presentare lo ha, purtroppo, già dimostrato.

Più che dell’estate questa volta la colpa sembra essere rintracciabile nella tendenza di alcune testate a non verificare la notizia con la dovuta accuratezza quando i sospetti protagonisti di un caso di cronaca sono stranieri. I condizionali scompaiono e i fatti, seppure ancora da confermare, sono talvolta presentati come certi.

È accaduto di nuovo il 10 agosto, quando nel comune di Lamezia, in Calabria, inizia a circolare la notizia di un’aggressione: un anziano derubato e violentato da tre migranti africani. Il giorno successivo la storia è ormai su tutti i media locali e sui social network e i movimenti politici di estrema destra intervengono attaccando le istituzioni locali per le politiche di accoglienza e i presunti colpevoli. Arrivano nelle stesse ore le dichiarazioni delle autorità giudiziarie: il commissariato rende noto che l’assenza di segni di violenza sul corpo della presunta vittima fa sussistere l’ipotesi di una simulazione.

La falsità della notizia è accertata, ma ormai il meccanismo è innescato: parenti dell’anziano e abitanti del quartiere continuano a sostenere la prima versione della storia e passano ben presto dalle parole ai fatti, protestando di fronte al centro di accoglienza per minori dove vivono i ragazzi accusati di aver aggredito l’uomo (Redattore Sociale ha parlato dell’episodio qui).

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