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Tra dibattiti sull’accoglienza e sbarchi

La settimana scorsa l’immigrazione è stata presente nell’informazione tra gli sbarchi che diventano drammatica routine ed il caso delle esternazioni razziste della professoressa in Veneto sui social network

A cura di Alberto Baldazzi

Ancora una volta  lungo tutta la settimana nell’informazione mainstream si intrecciano notizie e coperture dai consessi internazionali in cui “si parla” della questione profughi (incontro Obama- Renzi a Washington martedì e mercoledì,  consiglio d’Europa giovedì e venerdì), dai teatri di guerra che ne  sono la causa prima (l’offensiva anti Isis su Mosul e l’assedio di Aleppo est), dalle ennesime  operazioni di salvataggio nel Mediterraneo e dai diversi spaccati dell’accoglienza.

La cronaca degli interventi in mare, degli sbarchi e la contabilità delle vittime, sono divenute una routine  che talvolta risulta compressa dallo spazio che le diverse  testate dedicano ad altri avvenimenti, con il rischio  di trovarla sempre più “basso” nell’impaginazione,  a meno di notizie e “numeri” che si impongono per la loro drammaticità. Sono soprattutto le testate Rai quelle che forniscono aggiornamenti più continui, dando spazio anche alle tematiche dell’accoglienza dei profughi e alle condizioni degli immigrati. Mercoledì Tg3 analizza l’impatto economico dei tanti cittadini extracomunitari, o comunque stranieri,  che vivono in Italia,  segnalando che nel bilancio complessivo “danno più di quanto prendono”.

Come consueto la linea editoriale di Tg4 è assai diversa, e punta ad esaltare le  tensioni che si generano nei territori interessati dalla presenza dei profughi. Mercoledì grande spazio viene dato all’occupazione da parte di cittadini italiani di alcune abitazioni di Rosarno, destinate ad ospitare quegli stessi stranieri  senza diritti e sfruttati per il lavoro nei campi.

Venerdì sera Tg2 stigmatizza la vicenda della professoressa di un liceo in Veneto che nei social network si scaglia contro stranieri e profughi, augurandosi che vengano tutti cacciati o lasciati morire in mare. Lo squallore di questo tipo di posizioni è solo leggermente compensato dal fatto che i primi a protestare sono stati alcuni suoi studenti e i loro genitori.

 

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