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Finanza Islamica: un’opportunità anche per l’Italia?

La cronaca locale ha riportato la notizia del prossimo Islamic Economic Forum che si terrà a Torino il 17 e 18 novembre, catalogandola o sotto la voce curiosità o in quella, ben più nutrita, della polemica politica.

E’ bene allora ricordare che il precedente forum organizzato in Italia nell’aprile del 2013 fu ospitato addirittura dalla Banca d’Italia. Il Governatore Visco, intervenuto nel corso del Forum, aveva fornito alcuni dati: circa 1900 i miliardi di dollari investiti tramite le banche e i fondi di investimento di diritto islamico. Secondo le più recenti stime, i capitali amministrati dalle banche islamiche nel mondo, oscillano tra i 1.200 e 1.500 miliardi di dollari. Oltre che nei Paesi islamici, il ricorso alla finanza islamica è particolarmente diffuso anche negli Usa, in Germania, in Inghilterra e in Francia, Paesi dove è più forte la presenza di cittadini di religione islamica che intendono investire o finanziarsi con strumenti religiosamente leciti (halal) e non blasfemi (haram). Le stime sono destinate a crescere, in quanto, a ricorrere alla finanza islamica, non sono più soltanto i cittadini musulmani, bensì anche cittadini ed operatori economici occidentali.

Per Finanza Islamica si intende quel sistema di banche commerciali e fondi di investimento operanti nel rispetto della legge islamica (Shari’a). La principale differenza tra la finanza islamica e quella occidentale, consiste nel divieto per le banche di guadagnare sugli interessi (riba) e sulla speculazione (gharar). Infatti il Corano considera gli interessi una forma di usura e non consente che il denaro, restando fermo, possa generare altro denaro. Così ad esempio, anzichè concedere un mutuo ad una persona che voglia comprare un immobile, riscuotendo in cambio un interesse sulla somma prestata, la banca islamica acquista direttamente la casa, per poi cederla in affitto al cliente, il quale si impegna a versare la somma corrispondente in più rate. Una volta terminato di pagare le rate, questi diventerà il proprietario dell’immobile.

Inoltre la finanza islamica si differenzia da quella tradizionale occidentale per l’importanza attribuita al carattere sociale dell’investimento. Così ad esempio sono proibiti gli investimenti, oltre che nei settori delle armi, della droga o della pornografia, anche nei settori delle bevande alcoliche, della carne di maiale, delle riviste scandalistiche e in tutti gli altri settori in cui vigono i divieti dettati dalla legge coranica.

Abbiamo chiesto a Fatima Zahra Habibeddine, fondatrice e responsabile di lafinanzaislamica.it, il primo magazine online sulla finanza islamica in Italia, alcuni dati sull’Italia e un commento sulle polemiche.

Non ci sono ancora dati sull’Italia. Ci sono iniziative ancora in itinere, come quella di Assaif e Deloitte Italia, che stanno lavorando alla creando di un mutuo per la prima casa compatibile con i principi della Shariah (Shariah compliant), ma rimangono casi isolati. Fortunatamente, dalle istituzioni arrivano forti segnali di maturità: l’Abi ha costituito da diversi anni il comitato di studio sulla finanza islamica, Assaif (Associazione per lo Sviluppo degli strumenti alternativi e di innovazione finanziaria) esiste dal 2006, e Deloitte già nel 2009 ha creato un dipartimento dedicato alla finanza islamica. Ci auguriamo quindi che ci siano ulteriori sviluppi utili anche per le famiglie e per gli investitori perchè la finanza islamica è un ottima opportunità per creare ricchezza e contribuire a rilanciare l’economia del paese. Negli ultimi anni anche i media italiani hanno più volte messo in luce l’importante liquidità proveniente dai paesi dell’area CCG (grazie alle ingenti risorse naturali in gas e petrolio di cui dispongono), e la loro disponibilità ad investire in Europa. Questi investitori sono musulmani, e molti di loro preferiscono investire in progetti e prodotti finanziari Shariah Compliant, di cui paesi come il Regno Unito, il Lussemburgo, la Francia, Malta e la Germania si stanno dotando, dopo aver colto le opportunità economiche che celano. Perciò, oggi più che mai, è necessario consolidare le relazioni economiche con quell’area geografica non solo tramite l’esportazione del made in Italy ma anche tramite l’attrazione di liquidità utile per sviluppare progetti e infrastrutture, e stimolare la produttività del nostro paese. Non solo, credo sia importante anche consolidare e integrare dal punto di vista economico la comunità islamica italiana, ormai parte integrante del tessuto sociale ed economico a tutti gli effetti. Questa comunità è scettica quando si tratta di interagire col sistema finanziario convenzionale poiché esso non è in linea con l’etica coranica. La stessa comunità vede poche opportunità per investire il proprio risparmio in Italia, ed è restia ad aprire mutui, accendere finanziamenti auto etc., limitando quindi le sue operazioni bancarie ed assicurative al minimo richiesto dalla legge.”

Cosa ne pensa della polemica sollevata a Torino rispetto al forum nazionale?
“Non ci interessano le polemiche. Noi continuiamo per la nostra strada.”

La finanza islamica sbarca sotto la Mole ma è subito polemica politica – La Repubblica 17.09.2014

Forum sulla finanza islamica “Torino a lezione di Shari’a – Torino Cronaca 17.09.2014

Uno studio per conoscere l’Islam – Il Giornale 17.09.2014

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