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L’accoglienza come risposta alla paura: il bilancio di un anno di attività del centro Astalli

È stata presentata ieri la sedicesima edizione del rapporto del centro Astalli per il 2016: 13 progetti e 30.000 persone raggiunte

«Trovo disdicevole la commozione a giorni alterni: per i bambini morti in Siria e per Aylan si piange nei giorni pari, poi però nei giorni dispari rimuoviamo quest’indignazione e parliamo di muri e respingimenti» così la presidente della Camera Laura Boldrini durante la presentazione del sedicesimo rapporto annuale del Centro Astalli, ieri, al Teatro Argentina di Roma.

Anche di rappresentazione delle migrazioni si è parlato, infatti, in occasione dell’illustrazione del dossier che racconta, attraverso i dati, un anno di attività del Servizio dei gesuiti per i rifugiati: nel solo 2016, nelle sue diverse sedi territoriali, ha risposto ai bisogni di circa 30.000 persone.

«Rispetto all’immigrazione si tenda a propagare un panico morale che porta a guardare con timore chiunque sia diverso, perciò tutti quelli che sbarcano diventano terroristi», ha evidenziato Massimo Giannini, giornalista e moderatore dell’incontro. Ed è con l’accoglienza che il Centro Astalli ha risposto a questa paura, ricevendo nelle sue strutture circa 900 persone e avviando e concludendo 13 progetti.

Padre Camillo Ripamonti, presidente del centro Astalli, ha sottolineato come, in linea con quanto affermato da Carta di Roma “il tema dell’immigrazione sia entrato in modo strutturale nel sistema dell’informazione”. Ma, prosegue Ripamonti, «desta tuttavia preoccupazione il discorso d’odio veicolato dai social media. Crediamo che queste piattaforme non debbano essere lasciate in ostaggio di pochi violenti ma debbano diventare luogo di crescita per tutti».

Se li accogli ti uccidono” 

Si tratta del titolo di Libero dell’8 aprile scorso ed è stato citato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, per dare la misura del livello, basso, del dibattito pubblico: «in assoluto contrasto con i principi della Carta di Roma, si tratta di un titolo che insinua come l’accoglienza lasci invece spazio alla violenza». I numeri, i dati e il fact checking sono al centro del suo intervento. «È la realtà che ci dice che i rifugiati crescono nel mondo. Non è possibile occultare i dati per far credere alla nostra opinione pubblica che in Italia siamo gli unici ad occuparci dell’emergenza rifugiati» evidenzia Boldrini.

Rispetto alle possibili soluzioni rivendica la valenza dell’azione europea della relocation che ha però trovato problemi nella sua applicazione: «Quello che era un flusso gestibile è diventato un’invasione e una crisi. L’Europa rischia così di schiantarsi su uno dei suoi temi cardine, quello del diritto d’asilo, che con la Turchia abbiamo delegato a un paese terzo. Sono invece gli investimenti per l’integrazione e le politiche d’inclusione sociale gli strumenti utili per realizzare un cambiamento».

Boldrini interviene chiaramente anche sull’equazione “più immigrati = più insicurezza”: «Ieri alla festa della polizia il capo della stessa ha detto che in Italia sono calati furti, rapine e omicidi, l’ennesima conferma, ufficiale, che l’Italia non sia il Far West che si vorrebbe rappresentare. Più che sulla sicurezza dobbiamo ragionare sulla percezione d’insicurezza».

Ripartire dalla legalità è l’elemento centrale anche per monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Comunità episcopale italiana (Cei), per questo la sua proposta, chiara, è di dare il permesso di soggiorno anche ai numerosi diniegati: «Nei prossimi mesi saranno 40.000, il permesso eviterebbe una situazione d’irregolarità, e quindi sfruttamento e insicurezza, per numerose persone. L’auspicio collettivo è di continuare imperterriti il nostro lavoro, a conoscere le persone e a raccontarne le storie».

I giovani studino i numeri per rispondere a chi predica l’odio

La ricetta della politica? Per Emma Bonino, anche lei presente all’Argentina, la risposta è chiara: «Trovare un equilibrio tra interessi e valori. Ma sull’immigrazione questi due parametri coincidono, dovrebbe essere il tema più facile, invece proprio per manipolazione politica è diventato un tema incandescente e strumentalizzabile. Basti pensare che in Italia abbiamo 805.000 bambini figli di stranieri, il tutto fa 35.000 scuole e 68.000 insegnanti, senza questi bambini avremmo meno scuole aperte e meno insegnanti che lavorano. Senza immigrati, interi settori come agricoltura ed edilizia si fermerebbero. Eppure, anche nella consapevolezza che sia un nostro interesse, agiamo in maniera indiscriminata».

Sull’Europa l’opinione di Bonino  richiama alla coerenza: «Sono gli Stati membri che non hanno mai voluto dare alla commissione europea il potere di occuparsi del tema dell’immigrazione. E invece la buona integrazione ci conviene, aiuta la sicurezza e salva dei valori di fondo. Come ad esempio lo Sprar, ottima iniziativa, ma sarebbe andata meglio se invece di 2000 sindaci vi avessero aderito 8000».

Si rivolge ai giovani quando afferma: «I ragazzi dovrebbero studiare i numeri veri sull’immigrazione per reagire a quello che dice Salvini in maniera competente. Intanto per iniziare, ciascuno di noi potrebbe guardare in maniera diversa la badante del proprio parente anziano e trattarla sempre come un essere umano, lontano dalla sua casa, dalla sua famiglia». Probabilmente sarebbe il primo tassello verso un cambiamento, quello di sé stessi.

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