Siriani e curdi, afghani, yemeniti e africani in fuga da guerre e persecuzioni provano a superare il confine dimenticato tra Polonia e Bielorussia: ma per loro l’Europa resta una fortezza.
La situazione dei profughi che fuggono dall’Ucraina.
Sono passati trent’anni dall’approvazione dell’attuale legge sulla cittadinanza, la legge 91 del 5 febbraio 1992.
Il Pakistan potrebbe infatti garantire all’Unione quello che, prima la Libia e poi la Turchia, hanno assicurato in passato: l’esternalizzazione dei confini e il blocco dei flussi migratori. Al prezzo del silenzio sui diritti umani
Sarebbe più che auspicabile la definizione di un Patto Migratorio Euro-Africano che possa ridare dignità alla mobilità umana, scongiurando ogni forma di tratta delle persone, governando i flussi nel rispetto del valore della vita.
Stanca dei migranti in arrivo dall’Africa, l’U.E. ha creato un sistema di immigrazione ombra che li cattura prima che raggiungano le sue coste e li manda in brutali centri di detenzione libici gestiti dalle milizie.
L’unica conclusione che si possa trarre da queste tragedie che si ripetono in quasi tutte le frontiere esterne dell’Europa è che noi, abitanti della potente e ricca Europa (Regno Unito compreso, per una volta) non abbiamo ancora una risposta al problema.
Sono scortati dalle guardie di confine della Bielorussia, che li sta sfruttando per fare pressione sull’Unione Europea
L’Europa è chiamata a invertire rotta garantendo protezione ai cittadini afghani. I segnali non sono incoraggianti.
Il Consiglio Affari Interni dell’UE dedicato alla crisi in Afghanistan si conclude come l’ennesima occasione mancata di dare priorità a dignità e diritti, di scegliere la via della solidarietà nei confronti di scappa da guerra e persecuzione.
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