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Le parole uccidono. Avvenire, Famiglia Cristiana e Fisc lanciano una campagna contro il linguaggio discriminatorio

Dopo l’ottimo speciale sull’immigrazione de La Stampa, oggi anche altre due testate nazionali e la Federazione dei 190 settimanali cattolici italiani decidono di sposare la battaglia di Carta di Roma per il buon giornalismo.

Avvenire, Famiglia Cristiana e FISC, Federazione dei 190 settimanali cattolici italiani, annunciano il lancio di una campagna per un uso responsabile del linguaggio. “Anche le parole possono uccidere”, lo slogan scelto per la campagna che sarà presentata oggi alla Camera dei Deputati, alla presenza della Presidente Laura Boldrini.

I manifesti della campagna, realizzata in collaborazione con l’agenzia Armando Testa, saranno pubblicati sulle testate e distribuiti attraverso il circuito delle parrocchie, degli oratori e anche alle scuole. Il lancio della campagna è corredato da un sondaggio condotto da SWG per Famiglia Cristiana sul rapporto tra gli italiani e le discriminazioni. I promotori sono convinti che una deriva nell’uso del linguaggio si traduca spesso in comportamenti discriminatori.

Stranieri, mendicanti e rom sono le categorie di persone verso le quali l’atteggiamento discriminatorio e i pregiudizi sono più forti e radicati, ma emerge anche che il 66% delle persone intervistate si è sentito discriminato almeno una volta nella vita. I motivi? Al primo posto per la condizione economica, per motivi estetici e per anche per il genere.

I promotori sono convinti che una deriva nell’uso del linguaggio si traduca spesso in comportamenti discriminatori. Come ricordava Francesco Bonami in un memorabile articolo del marzo scorso su La Stampa: «In Italia siamo razzisti come in tanti forse tutti gli altri Paesi del mondo. Il problema è che noi facciam finta di non esserlo scherzandoci su, minimizzando, accusando di moralismo chi invece si scandalizza davanti alla nostra mancanza di controllo».

Con la campagna di Avvenire, Famiglia Cristiana e Fisc rilanciano il monito per una riappropriazione di responsabilità nell’uso del linguaggio. Un richiamo che condividiamo e rilanciamo come Associazione Carta di Roma, a tutti i colleghi che delle parole fanno uso quotidiano e portano quella responsabilità più di altre categorie professionali.

Su Avvenire di oggi: «Le parole che uccidono, noi insieme per dire basta».

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