«Il piantone a guardia dello sprangato accesso alla Città s’impietrì, nel vedermi. Non si era accorto del mio silente avvicinamento alle mura».
Comincia così la storia, al di là del tempo e dello spazio, che ripropone l’eterno incontro/scontro con lo straniero. Le reazioni, gli avvenimenti e gli svelamenti determinati dall’arrivo della “Bestia” mettono in crisi profonda le basi di una società distopica e feroce, senza valori e senza memoria, svelando il passato rimosso e l’utopia possibile della comprensione reciproca, della tolleranza e della convivenza. Il racconto, sospeso tra saga familiare e romanzo allegorico, è uno scrigno di personaggi e di avventure, e la continua sorpresa con cui si rincorrono le vicende è amplificata dalla varietà dei registri linguistici e dall’attraversamento dei territori della filosofia e della letteratura.
In un momento in cui l’Italia si trova ad affrontare il sempre più pressante problema dell’accoglienza dei richiedenti asilo – a livello sociale e gestionale – è quanto mai attuale “La Bestia!”, romanzo di Beppe Lopez, «una favola edificante – per adulti – sulla costruzione del nemico», come la definisce lo stesso autore.
Il 14 maggio alle ore 18 presso la Federazione nazionale della stampa italiana in corso Vittorio Emanuele II 349, Lopez presenterà il suo libro in un dibattito al quale parteciperanno Giovanni Maria Bellu, giornalista e presidente dell’Associazione Carta di Roma e il sociologo Franco Cassano.
Nato a Bari nel 1947, Beppe Lopez, cronista politico e direttore di giornali, poi saggista e narratore, ha attraversato e raccontato mezzo secolo di storia italiana. Ha partecipato alla fondazione di Repubblica, ha collaborato con le più importanti testate nazionali e diretto l’agenzia Quotidiani Associati, giornali e riviste. È in rete con il suo sito «Informazione e democrazia» e cura un blog sul portale del Fatto Quotidiano.
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Ci sono alcuni giornali ed alcuni giornalisti, a cui la parola etica fa venire l’orticaria solo a sentirla. Sono quelli che pensano che la libertà di parola sia libertà di seminare odio, di scrivere fatti che nulla hanno a che vedere con la realtà e che esistono solo nella logica della propaganda di certa politica.
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