Delineare lo schema della migrazione e calcolarne l’impatto nel mondo dell’economia: è questo l’obiettivo dello studio del McKinsey Global Institute (Mgi) “Persone in movimento: impatto e opportunità della migrazione” (People on the move: Global migration’s impact and opportunity).
La migrazione è infatti diventato un argomento centrale nel dibattito di molti Paesi in particolare dal punto di vista degli effetti a livello economico, come scritto nell’articolo su McKinsey.com: “Si tratta di una conseguenza che si crea quando le persone si muovono attraverso i confini del mondo”.
È impellente la necessità di gestire i flussi migratori fuori da un’ottica emergenziale che ne consenta una pianificazione strutturata. Lo studio condotto da McKinsey.com. ribadisce come “Dal 2000 al 2014 i migranti abbiano contribuito dal 40 all’80% alla crescita della forza lavoro nei Paesi di destinazione. Inoltre, la potenzialità di contributo al Pil da parte dei rifugiati sarà di circa 60 – 70 miliardi annuali, dal 2025, senza considerare l’apporto indispensabile all’incremento demografico che porterà benefici a tutta la società”.
Nonostante questo, in base allo studio, i migranti tendono oggi a guadagnare il 20-30% in meno rispetto ai lavoratori nati nel paese di provenienza. “Si tratta di un gap riducibile almeno al 5-10% attraverso azioni d’integrazione in settori quali: educazione, casa, salute, che potrebbero generare una crescita ulteriore di circa 800 miliardi di dollari l’anno rispetto alla produzione economica mondiale”.
La maggior parte dei flussi migratori ha come destinazione mete nella stessa area del mondo del paese di origine.
Secondo le cifre del McKinsey Global Institute i migranti costituiscono “il 3,4% della popolazione mondiale e contribuiscono al Pil globale per circa il 10%. Questo vuol dire che hanno prodotto, a livello globale, all’incirca 6,7 trilioni nel solo 2015.
Anche in virtù di questa ragione pratica sono diverse le realtà mondiali che stanno tentando diversi approcci inclusivi, in particolare il McKinsey Global Institute ha individuato un ruolo centrale, a livello economico, “da parte del settore privato anche in ragione degli incentivi stanziati”.
La posta in gioco è alta “il successo o il fallimento dell’integrazione potrà influenzare le future generazioni, i figli dei migranti, e renderli o attivi e partecipativi cittadini o relegarli in una trappola di povertà”.
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