Ilhan Omar ce l’ha fatta: arrivata negli Stati uniti come rifugiata nel 1995, oggi, a 34 anni, è un membro del Congresso. Fuggita dalla Somalia a causa delle guerra civile insieme ai genitori e ai sei fratelli, ha trascorso quattro anni della sua infanzia in un campo profughi in Kenya. Sono trascorsi oltre vent’anni dall’arrivo nel paese che le ha garantito protezione, quando ancora non conosceva una parola d’inglese: ora, come cittadina americana e somala, contribuirà a governarlo.
“Questa campagna è stata una vittoria per quella bambina di otto anni in un campo profughi – ha commentato Omar – È stata una vittoria per la giovane donna costretta a sposarsi. È stata una vittoria per ogni persona alla quale è stato detto che i sogni hanno dei limiti“.
Il distretto di Minneapolis nel quale era candidata coi democratici ha premiato le sue idee e il suo impegno civile dandole l’80% dei voti: “Penso di portare la voce dei giovani. Delle donne della comunità dell’Africa orientale. La voce dei musulmani. Dell giovani madri in cerca di opportunità“, ha affermato la legislatrice durante il discorso pronunciato in seguito all’annuncio dell’esito per lei positivo delle votazioni.
Minneapolis ha detto no all’odi e sì alla diversità, sostiene Omar, la quale ricorda che la sua campagna è stata improntata sulla contronarrativa, sulla speranza, sull’accesso agli strumenti democratici da parte del popolo. Un esempio da seguire: quello di ripartire dalle comunità locali, per contrastare l’intolleranza e valorizzare la diversità.
Etica è una parola bellissima, gli odiatori se ne facciano una ragione
Ci sono alcuni giornali ed alcuni giornalisti, a cui la parola etica fa venire l’orticaria solo a sentirla. Sono quelli che pensano che la libertà di parola sia libertà di seminare odio, di scrivere fatti che nulla hanno a che vedere con la realtà e che esistono solo nella logica della propaganda di certa politica.
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