Di Raffaele Lorusso per Articolo 21
Il manifesto di Assisi per un’informazione corretta è un dono dei francescani del Sacro convento non soltanto al mondo dell’informazione, ma anche e soprattutto a tutti coloro che vogliono riportare al centro i doveri di verità e di responsabilità. Il decalogo, presentato nel corso dell’assemblea annuale di Articolo 21, riparte dai principi basilari della convivenza civile, prima ancora che della buona informazione. Essere cittadini maturi e consapevoli significa, infatti, rispettare la verità, osservare le regole, ascoltare, discernere, partecipare.
I dieci precetti della comunicazione responsabile – potremmo definirli così – vanno letti attentamente perché rappresentano un argine contro il cosiddetto squadrismo da tastiera. Per i giornalisti si tratta di tornare ai doveri fondamentali, a cominciare dall’obbligo della verità. Il richiamo a San Paolo – “le parole sono pietre” – deve far riflettere tutti sulla deriva delle parole senza pensiero.
Nell’era dei tweet e della rappresentazione della realtà in 140 caratteri evocare la necessità del pensiero plurale e il peso delle parole significa favorire le buone pratiche e costruire argini contro il dilagare delle fake news. La manipolazione della realtà trova terreno fertile dove più marcati sono il disagio e le diseguaglianze sociali. Le fake news sono l’elemento più visibile della mobilitazione del risentimento e dell’invidia sociale che rischiano di indebolire le democrazie perché mettono in discussione il principio di convivenza civile. La lotta alle diseguaglianze, che dovrebbe essere al primo posto nelle agende dei governi, e un’informazione corretta e di qualità al servizio dei cittadini sono l’antidoto necessario contro chi lavora per costruire muri, alimentando paure e risentimento sociale.
Il manifesto di Assisi ci riguarda come cittadini responsabili, prima ancora che come giornalisti. Sottoscriverlo è un dovere.
Etica è una parola bellissima, gli odiatori se ne facciano una ragione
Ci sono alcuni giornali ed alcuni giornalisti, a cui la parola etica fa venire l’orticaria solo a sentirla. Sono quelli che pensano che la libertà di parola sia libertà di seminare odio, di scrivere fatti che nulla hanno a che vedere con la realtà e che esistono solo nella logica della propaganda di certa politica.
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