Di Articolo 21
Il documentario andrà in onda con i sorrisi ed i pianti dei bambini. Con la paura e la gioia che trasmettono quei volti, che sono parte essenziale del racconto di tutte le zone di crisi, che siano zone di guerra, campi profughi, o i confini d’Europa. Come è normale che sia, come è necessario per una informazione completa che non nasconda nulla, soprattutto il dolore e la paura di chi rappresenta il futuro. Ci sono lievi modifiche ed un solo volto oscurato: quello di un ragazzino che racconta del dolore che si è inflitto da solo e dei pensieri suicidi cui è costretto da una situazione insostenibile di prigionia. Ma era stato coperto dall’inizio dallo stesso autore, proprio per la condizione di estremo disagio che ne rendeva necessaria la tutela, come richiesto dalla Carta di Treviso.
Con quei volti visibili cade quindi la sgradevole accusa di violazione della deontologia professionale, l’accusa di non aver rispettato la Carta di Treviso. Un’accusa che suonava come una vera e propria provocazione perché formulata contro un giornalista che è presidente dell’associazione Carta di Roma e che, dunque, una carta deontologica la rappresenta. Un’accusa strumentale che colpiva di riflesso anche tutte le associazioni che quella carta hanno contribuito a scrivere e che tutt’ora la sostengono con decisione perché è un argine necessario contro le parole di odio.
La battaglia sindacale che Usigrai ha condotto con il comitato di redazione del Tg2 ha portato al risultato migliore. La mobilitazione e la pressione che le associazioni hanno fatto con la lettera alla Rai sottoscritta dalle associazioni che aderiscono alla Carta di Roma, hanno fornito un supporto importante e decisivo.
È un bel risultato e anche una speranza per quello che sarà il futuro prossimo, una base di partenza che ci dice quanto sia importante e proficuo non mollare mai.
Foto www.articolo21.org
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Ci sono alcuni giornali ed alcuni giornalisti, a cui la parola etica fa venire l’orticaria solo a sentirla. Sono quelli che pensano che la libertà di parola sia libertà di seminare odio, di scrivere fatti che nulla hanno a che vedere con la realtà e che esistono solo nella logica della propaganda di certa politica.
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